Vittoria nel cast del film "Meraviglioso Boccaccio"

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. marek
        +1   -1
     
    .
    Avatar

    Proprietario della bottiglieria

    Group
    Spammers!
    Posts
    65,379
    Reputation
    +4

    Status
    Anonymous
    Boccaccio '14

    Il nuovo film dei fratelli Taviani è ispirato al celebre testo: un gruppo di giovani in fuga dalla “peste” delle disillusioni

    Quando c’è la peste, dice Paolo, bisogna per prima cosa trovare la speranza di salvarsi, dice Vittorio. Cioè: se fuori tutto è putrido e malato, dice Vittorio, bisogna cercare un posto dentro, innanzitutto e — prosegue Paolo — bisogna condividere la voglia di vivere, fare comunità, darsi nuove regole, cercare daccapo la bellezza e ripartire.
    I fratelli Taviani parlano così, uno comincia la frase l’altro la finisce, uno sorride l’altro spiega serio, il secondo divaga, il primo torna al punto. Il punto è questo: quasi settecento anni dopo c’è un’altra specie di peste, tutto intorno a noi, e quindi è arrivato il momento di prendere in mano quell’antico progetto e metterlo in opera, finalmente.
    Un film liberamente ispirato a Boccaccio, al Decamerone. «Perché Boccaccio per noi che siamo di San Miniato è una specie di vicino di casa, quello che sa tutte le storie di tutti. È una vita che ci pensiamo ma non era mai il momento. La peste, la desolazione, sarà troppo? E ora ci sembra di no, non è troppo. La peste oggi cos’è? È un’epidemia di disillusione. E allora la storia di questi giovani che si rifugiano in una casa in campagna e fanno comunità, si danno nuove regole, oppongono alla disperazione la speranza e ricreano la vita raccontandosi novelle ci sembra proprio una storia di oggi. Ci sembra un po’ quello che succede ai ragazzi che tornano in campagna nelle case dei nonni e che potrebbe succedere molto di più. Una rinascita che parte dalla condivisione della natura, della bellezza».
    E poi ci sono il sesso e la relazione col potere, di cui tanto apertamente in questi anni ci siamo dovuti occupare, ci sono i vecchi e i giovani, i loro con-flitti, c’è la corruzione e l’ironia, l’amore che salva. «Ecco, è un film sulla forza dell’amore», «sì, è un film sul piacere che sconfigge la paura». Magari. Maraviglioso Boccaccio, si chiamerà. Maraviglioso con la a, come Boccaccio lo scrive cento e cento volte. I sopralluoghi sono conclusi, il cast chiuso, le riprese inizieranno a giorni in una villa alle porte di Firenze. Lello Arena e Paola Cortellesi, Kim Rossi Stuart e Carolina Crescentini, Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak, Michele Riondino e Vittoria Puccini, Flavio Parenti e Jasmine Trinca, Josafath Vagni e con loro un gruppo di giovani “novellatori” fra cui il giovane protagonista della Celestina di Ronconi Fabrizio Falco, Eugenia Costantini, Miriam Dalmazio, Melissa Bartolini, Camilla Diana, Niccolò Diana, Beatrice Fedi, Ilaria Giachi, Barbara Giordano, Rosabell Laurenti Sellers.
    «I giovani li abbiamo cercati nelle scuole di teatro, nei laboratori. È stato appassionante. Non si ha idea di quanti ragazzi bravissimi siano tutto attorno a noi, e quante poche opportunità abbiano».
    La storia, dunque, sarà questa. Siamo nel 1300, c’è la peste a Firenze. Un gruppo di dieci ragazzi decide di lasciare la città e rifugiarsi in una villa. «Sono sette donne e tre uomini, e sono le ragazze che decidono di andare», «Sono quasi sempre le donne che prendono l’iniziativa nella vita», «Infatti », «Sì». I dieci giovani, in villa, si danno regole ferree (nessuna storia d’amore fra loro, per esempio) e si dividono i compiti. Una delle ragazze propone che ci si intrattenga a turno raccontando delle storie. «Così “esplodono” nel racconto cinque novelle di Boccaccio, interpretate dagli attori principali. È stato molto difficile sceglierne cinque». «Sì molto, abbiamo scartato all’ultimo quella del Duca che si innamora delle due adolescenti sorelle che giocano nell’acqua e le vuole entrambe, per esempio, peccato, il Duca e le ragazze… ». «Sì ma abbiamo tenuto il convento…». «Sì e poi c’è questa idea di fare interpretare la parte comica di Calandrino a Kim Rossi Stuart…». «Ma non glielo vorrai mica raccontare tutto». «No, no, ora mi cheto, era l’entusiasmo».
    Dopo "Cesare deve morire", dicono Paolo e Vittorio, volevamo tornare indietro per andare avanti. È vero che al Decamerone si sono ispirati in tanti, «a partire da Pasolini che però aveva soprattutto interesse ai corpi, sì direi soprattutto ai corpi e al disfacimento morale», ma «noi avevamo voglia di giocare con la fortuna e col caso, di cercare risposte vicine e lontanissime », «soprattutto di bellezza e di amore, avevamo bisogno di amore». Perché in questi anni la politica «ha fatto credere a tutti quanti che la vita fosse semplice come un programma tv, e invece lo sappiamo bene che non è vero, è stato un grande inganno. Bisogna riavvolgere il nastro», «sì, ritrovare l’ottimismo». Ridono.
    L’ottimismo. «Ti ricordi Paolo quel Capodanno nel castelletto con Pasolini, il suo ultimo Capodanno?», «quando lui diceva non riesco a guardare più in faccia nessuno, il mondo è orrendo, vorrei avere occhi liberi ma non posso», «e noi dicemmo sta finendo un mondo, Pier Paolo, ma non è finito il mondo», «sì noi dicemmo tocca a noi capire da dove rinasce qualcosa», e lui allora fece silenzio, «e poi ci disse: il vostro ottimismo è più tragico del mio pessimismo». Il vostro ottimismo, fratelli Taviani. «Perché in qualche posto bisogna pur andare », «perché lavorare è come respirare», «perché se c’è la peste della disillusione è stato per via delle generazioni che sono venute prima, non per colpa di quella che è venuta dopo», «chi ha chiuso gli orizzonti, noi o loro? », «noi, mica i ragazzi, e allora tocca a noi», «adesso», «provare a riparare, indicare un posto », «ritrovare la bellezza daccapo, persino nel dolore».



    Fonte:trovacinema.repubblica.it
     
    Top
    .
20 replies since 27/2/2014, 16:39   992 views
  Share  
.