Silenziosa possibilità

Raccontino

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    Proprietario della bottiglieria

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    Troppo quello questo capitolo.
    Hai curato la storia in ogni minimo particolare:nel primo capito Marco capiva che le cose non stavano bene guardando il sorriso di Eva ed adesso è proprio il sorriso di Eva a fargli capire che non tutto è perduto.
    Eva è tornata perchè sentiva la mancanza di sua figlia e sotto sotto le mancava anche Marco.
    Dopo tanti mesi di lontananza è normale che Marta non voglia vederla mentre si sente più legata a Maya.
    Eva aveva messo in preventivo che non sarebbe stato facile riconquistare sua figlia,poi viene a sapere che Maya è la nuova ragazza di Marco ed in un attimo si rende conto che un'altra ha preso il suo posto nella sua famiglia,almeno apparentemente.
    Bellissimo il dialogo tra Marco e Marta.Miglior modo non potevi trovare per far spiegare a Marco cosa fosse successo tra lui ed Eva senza scendere nei particolari.I bambini sono curiosi e Marta non fa eccezione.
    La scena al parco molto divertente ma anche piena di significati.
    Adesso è giusto che Marco peni ancora un pò prima di riuscire a riconquistare Eva.

    :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280:
     
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  2. bella'mbriana
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    Ragassuoli, ho quasi finito di scrivere, manca solo l'ultimo capitolo: alla fine, saranno otto capitoli in tutto.
    Prima di tutto, voglio ringraziarvi tutti per i complimenti: in realtà, il riavvicinamento fra Marta ed Eva è stato anche troppo facile, nella vita reale non sarebbe andata così. Ma questa non è la vita reale, sono i Cesaroni...anzi, una FF sui Cesaroni, ci possiamo permettere qualche deviazione nel regno della favola. :asd:

    Di seguito, c'è il quinto capitolo: è un capitoletto di transizione, non succede niente di particolare. In realtà, doveva essere la fine del quarto capitolo, ma siccome quest'ultimo mi era già venuto lunghetto, allora la conclusione, un pochetto allungata, è diventata un capitolo a parte. Nel prossimo ci sarà più ciccia, ve lo prometto. ;)

    Buona lettura!


    Capitolo 5

    Confronti



    Una settimana dopo, Giulio tornò a casa. Era stata organizzata una grande cena di famiglia, Masetti compresi.

    Anche Eva, naturalmente, era tra gli invitati. Dopo la giornata al parco, le cose con Marta andavano molto meglio. Lei e Marco avevano cominciato a dividersi i compiti, per stare con la bambina un po’ per uno. Chissà perché, però, Marco sembrava ancora più svagato del solito…spesso si dimenticava quando era il turno di Eva di stare con Marta e lei se lo ritrovava davanti alla scuola all’uscita dei bambini, oppure lo vedeva uscire di casa con la piccola, quando lei stava andando a prenderla.

    “Oh, scusami, avevo dimenticato che oggi era il tuo turno…vabbe’, ormai sono qui e non ho nient’altro da fare: passiamo il pomeriggio insieme?”

    Non che a Eva dessero poi molto fastidio queste “dimenticanze” di Marco…il risultato fu che passavano molto tempo insieme e la cosa non dispiaceva a nessuno dei due.

    A qualcuno, però, dispiaceva: a Maya non era sfuggito il cambiamento di Marco, da quando una certa persona era rientrata nella sua vita. Non avevano più parlato del matrimonio e lei non aveva il coraggio di sollevare la questione, perché aveva paura di quello che lui poteva dirle. Per non parlare del fatto che non aveva praticamente più messo piede in mansarda. La spiegazione ufficiale era che Marco non voleva confondere la bambina: ora che Eva era tornata, Marta aveva bisogno di un po’ di tempo per riabituarsi a lei…poi, una volta ricostruito il rapporto con Eva, avrebbe potuto anche accettare un’altra donna nella vita di suo padre, senza confondere questo ruolo con quello di sua madre.

    La spiegazione aveva una sua logica, ma a Maya non sembrava affatto che Marta avesse le idee confuse su chi fosse sua madre. E poi, non ci voleva un genio per capire come stavano realmente le cose: Marco non la toccava più, non la guardava neanche più…invece, guardava lei, la guardava come non aveva mai guardato Maya: uno sguardo rapito, quasi timido, come se lei fosse fuori dalla sua portata, come se lui si fosse rassegnato a poterla soltanto guardare, e che, nonostante tutto, fosse felice anche solo a guardarla.

    Con Maya, Marco non era mai stato timido. Anzi, lei aveva sempre pensato che fosse uno sicuro di sé, dolce, certo, ma capace di prendersi quello che voleva. Bastava vedere il modo in cui l’aveva convinta a non partire quel giorno…ma adesso, cominciava a sospettare che, nel caso di Marco, la sicurezza era inversamente proporzionale alla profondità dei suoi sentimenti.

    Non aveva ancora trovato il coraggio di affrontare Marco, ma sapeva che non poteva attendere ancora a lungo. Presto, i suoi genitori sarebbero arrivati e lei doveva prendere una decisione. In realtà, l’aveva già presa: non avrebbe sposato Rajiv, avrebbe disobbedito ai suoi genitori. Non sarebbe neanche scappata, Marco aveva ragione su questo, scappare non sarebbe servito a niente. Li avrebbe affrontati e avrebbe detto loro che restava in Italia e che non aveva alcuna intenzione di sposare Rajiv. Le veniva la pelle d’oca al pensiero della reazione che avrebbero avuto: non sarebbe stato per niente facile e lei aveva bisogno di sapere se Marco sarebbe stato al suo fianco, oppure no.

    Doveva fargliela prima o poi, quella domanda, per quanto temesse la risposta. Decise che gli avrebbe parlato quella sera, dopo la cena di famiglia.

    Eva andò a prendere Marta in piscina e non si stupì di trovarci Marco che, come al solito, si era “dimenticato” che non era il suo turno.

    “Ah, sei qui anche tu? Che dici, andiamo a prenderci un gelato tutti e tre insieme, prima di andare a casa?”

    Eva, come al solito, acconsentì.

    Il gelato si trasformò in una passeggiata sul Lungotevere e, come sempre quando erano insieme, persero la cognizione del tempo. Quando arrivarono a casa, erano già tutti lì, la tavola apparecchiata per la cena, Giulio seduto al suo posto.

    Marco entrò ridendo e vedendo suo padre, si diresse subito verso di lui:

    “Bentornato a casa, papà!” ma il sorriso gli morì sulle labbra nel vedere che tutti lo guardavano con le facce scure.

    “Che succede?”

    Girò lo sguardo su tutti i presenti…non c’era dubbio, ce l’avevano proprio con lui. Alla fine, gli occhi si posarono su Maya, seduta a capo chino sul divano.

    Come avvertendo il suo sguardo su di lei, la ragazza alzò la testa e sussurrò:

    “Hanno saputo tutto”

    Marco non capì subito. Tutto cosa?, pensò. Si era completamente scordato della storia del matrimonio.

    Fu Ezio a rinfrescargli le idee:

    “Oggi, non c’avevo niente da fare…”

    “Come al solito” disse la moglie

    “Vabbe’, mo che c’entra, come al solito? Famme parlà, no!”

    “E parla!”

    “E parlo sì! Mentre passeggiavo, m’è capitato de vedé i manifesti delle pubblicazioni e me li so’ messi a legge…tante vorte, che se sposa quarcuno che conosco…”

    “Così te puoi imbucà ar matrimonio” interloquì Cesare

    “Ma me fate parlà?”

    “E parla!”

    Marco era impallidito. Riusciva a pensare solo a una cosa: Eva, che cosa avrebbe pensato Eva?

    “E infatti, quarcuno che conoscevo se sposava” continuò Ezio, lanciandogli uno sguardo significativo, “quarcuno che conosco molto bene”

    No, ti prego, non adesso! Non con lei qui!

    Giulio guardò severo suo figlio:

    “Te volevi sposà senza dì niente alla tua famiglia?”

    “No papà, non è come pensi, è tutto un equivoco…”

    Eva fino a quel momento non ci aveva capito niente, ma ad un tratto fu tutto chiaro: era di Marco che stavano parlando, Marco stava per sposarsi…

    Per un attimo la vista le si annebbiò e dovette appoggiarsi ad una sedia per non cadere. Poi, si riprese e si avviò verso la porta:

    “Scusatemi, ma devo andare”

    “Eva, aspetta!” l’urlo di Marco gli era sgorgato dal profondo dell’anima.

    Giulio provò a fermarla:

    “Sì, Eva, rimani, fai parte della famiglia, questa discussione riguarda anche te”

    Eva si girò, lo sguardo freddo:

    “Ti sbagli, Giulio, non mi riguarda affatto”

    Poi, senza degnare Marco neanche di un’occhiata, uscì.

    Marco avrebbe voluto correrle dietro. Ma per dirle cosa, poi? E comunque, c’era la sua famiglia, che voleva spiegazioni da lui; c’era Maya, che non poteva continuare ad evitare per sempre. Così, tirò un profondo sospiro e si girò ad affrontarli.

    Spiegarono tutto: dei genitori di Maya, del principe indiano, di Maya che aveva cercato di scappare e di Marco che l’aveva fermata. Della proposta di matrimonio, della decisione di non parlarne con nessuno, della telefonata di Alice che li aveva interrotti poco prima di celebrare le nozze.

    Del fatto che, dopo l’incidente di Giulio, nessuno dei due aveva più pensato al matrimonio e che avevano capito che non era la soluzione: avrebbero affrontato i genitori di Maya, quando sarebbero arrivati. Vabbe’, qui improvvisarono, ma gli uscì abbastanza bene…anche perché nessuno fece troppe domande.

    Tutti i presenti conoscevano bene Marco e sapevano benissimo che a fargli cambiare idea non era stato solo l’incidente, ma qualcosa che era successo subito dopo l’incidente, o meglio, qualcuno che era tornato subito dopo l’incidente.

    Lo sapevano, ma non dissero niente: fecero finta di accettare le spiegazioni che i due ragazzi diedero loro e andarono avanti con la cena di famiglia, rassicurati dal fatto che, almeno, non ci sarebbe stato nessun matrimonio.

    Ma per Marco, i confronti non erano finiti. Quando la cena terminò, mentre Marta, a cui era stato eccezionalmente permesso di restare sveglia fino a tardi, giocava con il nonno, Maya prese Marco per un braccio e lo portò in giardino.

    “Dobbiamo parlare, Marco”

    Marco sorrise, nervoso…non aveva nessuna voglia di affrontare la questione

    “Non te la sarai mica presa per quella cosa che ho detto, sul fatto che abbiamo deciso di non sposarci più…è vero che non ne abbiamo parlato, ma sono sicuro che anche tu sei d’accordo che questo non è il momento…”

    “E quando sarà il momento? Dopo che anche Eva avrà sposato qualcun altro?”

    A Marco gli si gelò il sangue nelle vene al solo pensiero e a Maya non sfuggì l’espressione del suo volto.

    “Tu sei ancora innamorato di lei” disse, con amarezza.

    “No! Cioè…non lo so, io…in fondo, lei è sempre la madre di mia figlia e…”

    E quando sono con lei, mi sembra di essere il re del mondo…

    “Comunque, fra me e Eva è finita. È finita un anno fa, irrimediabilmente…anzi, era già finita da prima, ho solo fatto fatica ad accorgermene. Lei…” fece fatica a continuare, “lei non tornerà mai più con me”

    “Però tu vorresti” disse Maya, tristemente, guardandolo negli occhi.

    Marco abbassò lo sguardo:

    “Non lo so. E comunque, non importa, perché non succederà mai” Marco fece un profondo respiro e tornò a guardare Maya negli occhi, “Senti, io non voglio farti soffrire. Se tu vuoi mettere fine a tutto, io lo capisco, ma…forse ho solo bisogno di un po’ di tempo, forse fra un po’ riuscirò ad abituarmi alla sua presenza e fra noi tornerà tutto come prima. Ti chiedo solo di aspettare ancora un po’…se vuoi”

    Maya aveva le lacrime agli occhi, ma annuì:

    “Ti aspetterò, Marco. Ma tu non metterci troppo” poi si girò e rientrò in casa.

    Più tardi, mentre metteva Marta a letto, Marco aveva solo voglia di chiudere gli occhi e dimenticare quella serata disastrosa.

    L’unica cosa positiva è che è finita.

    E invece no, non era ancora finita:

    “Papà, ma tu vuoi più bene a mamma o a Maya?”

    Cazzo, e meno male che aveva solo quattro anni! Sembrava un agente della CIA!

    Provò a cavarsela con uno scherzo:

    “Io voglio più bene a te!” disse e cominciò a farle il solletico.

    La bambina rise e, per fortuna, dopo un po’ si addormentò, senza più tornare a fare domande difficili.

    Anche se, guardando l’espressione di sua figlia mentre dormiva, così simile a quella di lei, Marco dovette ammettere con sé stesso che la difficoltà della domanda non stava certo nel fatto che lui non conoscesse la risposta.

    La conosceva fin troppo bene: era quello il problema.


    Lo so, Marco non ci fa una gran bella figura in questo capitolo...sembra sempre l'eterno indeciso: però dai, in fondo stava quasi per sposarla Maya, è normale che sia ancora un po' confuso.
    Nel prossimo capitolo, comunque, si chiarirà le idee :286: :286: :286:
    Alla prossima! :ciao:
     
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  3. delia_73
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    :280: :280: :280: brava ora aspettiamo di vedere Marcolino tontolino che si schiarisce le idee :zizi: :zizi:
     
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  4. checca.68.9
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    :100: :280: :280: Ecco il nostro Marcolino eternamente indeciso e confuso e con il solito vizio di nn parlare mai chiaramente,speriamo che Eva, come al solito, gli dia una bella svegliata...ma per saperlo nn ci resta che aspettare il prossimo capitolo, e speriamo che sia presto .. :kiss: :kiss: :kiss:
     
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  5. jameskirk88
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    Eh eh, Lauretta.. Marcolino raramente ci fa una bella figura, sennò non sarebbe Marcolino :wacko: :17: :17: .. in questo caso però non è da biasimare più di tanto, in fondo fino a pochi giorni prima era decisissimo a sposare la principessa indiana, e se adesso non avesse neanche un dubbio a mollarla su due piedi come se niente fosse, ci farebbe una figura MOLTO peggiore ^_^ ^_^

    La piccola Marta :uhm: :uhm: :uhm: .. ha già capito molto più del padre, e non è una sorpresa :255: :255: :255: ... povera Eva, mi sembrava di vederla dopo aver saputo la "bella" notizia dell'imminente matrimonio :wacko: :wacko: .. va da se che Ezio come al solito riesce a far danni anche quando respira : :103: :258: :258: :258: :258:

    Complimenti Lauretta, facci sapere al più presto come si chiarirà le idee Marcolino tontolino :17: :280:
     
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  6. bella'mbriana
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    CITAZIONE (jameskirk88 @ 29/1/2012, 22:50)
    Complimenti Lauretta, facci sapere al più presto come si chiarirà le idee Marcolino tontolino :17: :280:

    Be', non è un gran mistero, qual è il modo migliore per chiarirsi le idee? :P
    Lo scoprirete leggendo qui di seguito.
    Oggi ho finito di scrivere l'ultimo capitolo e per festeggiare, vi posto subito il sesto ^_^

    Un altro mistero che questo capitolo avrebbe dovuto svelare, almeno nelle mie intenzioni, era il seguente:

    CITAZIONE (bella'mbriana @ 19/1/2012, 12:13) 
    Forse era il caso che ci facesse una bella chiacchierata con Maya, per farsi spiegare cos’è che non andava…non è che aveva visto le riviste? Ma no, quelle le teneva allo studio, apposta per non farle vedere a nessuno…doveva essere qualcos’altro.

    Io già mi immaginavo tutti a fare domande su cosa fossero queste riviste che Maya non doveva vedere...invece nessuno ci ha fatto caso, me tapina! :cry: :cry: :cry:
    Vabbe', ci sarà un motivo per cui faccio il medico e non la scrittrice! :D
    Buona lettura! :100:


    Capitolo 6

    Le riviste



    Nei giorni successivi, Marco non vide molto Eva. Lui continuava a “dimenticarsi” quando non era il suo turno, ma a scuola, a prendere Marta, ci trovava Gabriella, che gli diceva che Eva aveva da fare e aveva mandato lei.

    Quando poi, più tardi, passava da casa di Gabriella per riprendersi Marta, Eva era sempre andata a fare qualche commissione…insomma, non ci voleva un genio per capire che lei lo stava evitando.

    Se Marco avesse avuto la mente lucida, la cosa avrebbe anche potuto fargli piacere: in fondo, se Eva lo evitava, era perché le aveva dato fastidio la storia del matrimonio e se l’idea che lui sposasse un’altra le dava tanto fastidio, allora, forse…

    Ma a Marco non riusciva proprio di riflettere lucidamente: si era abituato a vederla tutti i giorni, o quasi, e adesso, all’improvviso…non ce la faceva a non vederla, gli mancava l’aria. E senza l’aria, non poteva certo riflettere o avere la mente lucida.

    Così, diventò intrattabile, soprattutto sul lavoro, dove poteva lasciarsi andare, senza paura che gli altri capissero il vero motivo del suo stato d’animo. Litigò praticamente con tutti e gli ultimi giorni di registrazione dell’album rischiavano di diventare un vero calvario.

    Dal canto suo, Eva non è che se la passasse molto meglio. Anche non volendo pensare ai due “promessi sposi” (ma come faceva a non pensarci?), la sua vita faceva schifo sotto ogni punto di vista, esclusa Marta, ovviamente.

    Teoricamente, era tutto molto semplice: sarebbe rimasta a Roma, dove viveva sua figlia, avrebbe cercato un lavoro lì e avrebbe evitato il più possibile di incrociare i Renzo e Lucia della Garbatella.

    Già, in teoria, era tutto molto semplice.

    Ma, in pratica, lei viveva con sua nonna, non poteva tornare a casa dalla sua famiglia e non poteva permettersi di affittare un appartamento, e di trovare un lavoro, neanche a parlarne…insomma, uno schifo.

    Non che non ci avesse provato, a trovare un lavoro. Aveva mandato non so quanti curriculum e sostenuto non so quanti colloqui, ma senza nessun risultato. Pareva che al mondo del giornalismo italiano non importasse un fico secco che lei avesse lavorato per una prestigiosa rivista francese.

    Dovunque si presentasse, le rispondevano che il francese, in Italia, non lo conosceva nessuno e che comunque il giornalismo italiano era diverso da quello francese e che loro stavano cercando un profilo diverso dal suo e che per fare il giornalista ci voleva una laurea e bla bla bla…

    Alla fine ci rinunciò. Però qualcosa doveva pur trovare, non poteva mica farsi mantenere da sua nonna a vita! Così, accantonato il giornalismo, provò a cercare un lavoro qualsiasi e trovò un posto come rappresentante di biancheria intima maschile.

    Certo, non era proprio il massimo, ma almeno aveva uno stipendio.

    In fondo, era anche divertente convincere tutti quei maschietti insicuri che bastava lo slip giusto per avere successo con le donne. E a dire la verità, era anche piuttosto brava: le bastava fare uno dei suoi sorrisi e i maschietti erano pronti a comprarle anche tutto il catalogo. Forse aveva scoperto la sua vera vocazione!

    Una mattina, stava facendo il giro in un quartiere nuovo, con case affittate da poco. Non c’erano ancora i nomi sulle targhette, ma il portiere le disse che al terzo piano si era appena trasferito un uomo solo…proprio il cliente ideale!

    Eva andò al terzo piano e bussò al campanello: grande fu la sua sorpresa quando la porta si aprì e si trovò davanti…Marco!

    Ad Eva quasi cadde il catalogo di mano. Marco non era meno stupito di lei:

    “Eva! E che ci fai qui?”

    Eva provò a deviare il discorso:

    “Che ci fai tu qui?”

    “Io sto aiutando Franco a traslocare”

    Eva chiuse gli occhi e sospirò:

    “Franco!”

    Certo, che aveva proprio una fortuna sfacciata! Fra tutti gli scapoli che ci sono a Roma, proprio a casa di Franco doveva capitare, per di più mentre c’era anche Marco.

    “Comunque non mi hai ancora risposto” riprese Marco, “Ma che cos’hai in mano?”

    Le tolse di mano il catalogo e cominciò a guardare, con una faccia che era tutta un programma.

    Eva diventò rossa fino alla punta dei capelli. Dal canto suo, Marco strabuzzò gli occhi talmente tanto, che Eva ebbe paura che gli schizzassero fuori dalle orbite.

    “Ma che roba è?”

    Eva decise che la miglior difesa era l’attacco:

    “Perché, non si vede? È un catalogo di intimo maschile”

    Marco le lanciò un’occhiata omicida:

    “Lo vedo che cos’è. Ma che ci fai tu con questo?”

    “Ci lavoro…perché, è contro la legge?”

    “Tu fai cosa???” a Marco mancò poco che gli venisse un ictus.

    Eva nascose l’imbarazzo con la sfrontatezza:

    “Ho detto che ci lavoro. Sai, c’è gente che deve farlo per sopravvivere, non possiamo fare tutti le rock-star”

    “Ma che cazzo dici? Questo non è lavoro per te!”

    Eva cominciava ad arrabbiarsi sul serio:

    “Non mi pare che siano affari tuoi. Pensa alla tua “Lucia”, piuttosto”

    “Dovresti pensarci tu a tua madre, non credo che sarebbe contenta se lo sapesse…”

    Eva si era dimenticata che Marco non poteva conoscere i soprannomi che aveva dato a lui e alla sua fidanzatina nella sua testa. Comunque, quella conversazione era durata anche troppo.

    “Neanche questo è affar tuo” e detto ciò, gli strappò il catalogo di mano e si precipitò giù per le scale.

    Marco rimase impalato a guardarla, troppo sconvolto per reagire. Ma come ci era finita Eva, la sua Eva, a fare un lavoro del genere? Lei che, con il suo talento, avrebbe potuto aspirare a qualunque cosa avesse voluto, come ci era finita a vendere biancheria maschile porta a porta?

    Decise di indagare. La sera, senza dire niente dell’incontro del mattino, cominciò a chiacchierare con Lucia e Alice e lasciò cadere un’osservazione casuale sul fatto che Eva non avesse ancora cercato un lavoro come giornalista a Roma.

    “Se è per quello, cercarlo l’ha cercato” disse Alice, “ma pare che gente senza laurea non l’assuma nessuno”

    “Ma scusa, basta che gli fa leggere uno dei suoi articoli e la prendono immediatamente, laurea o non laurea”

    “E tu che ne sai?” disse Lucia.

    Marco arrossì, ma si riprese subito

    “Come che ne so? Lo immagino…la conosco, so che è intelligente e…insomma, sono sicuro che i suoi articoli sono bellissimi!”

    Lucia non sembrava convinta della spiegazione:

    “Vabbe’, comunque gli articoli di Eva sono in francese e in Italia il francese non lo parla nessuno, quindi è tempo perso”
    Marco, annuì, pensieroso. Gli era venuta un’idea…



    Qualche giorno dopo, Eva era pronta per uscire, quando squillò il telefono. La nonna era sotto la doccia, quindi andò lei a rispondere:

    “Pronto?”

    “Pronto, è la signorina Cudicini?”

    “Sì, chi è?”

    “Sono Mario Martini, dell’ufficio risorse umane di Repubblica. Sarebbe disponibile a fissare un colloquio con noi?”

    Repubblica!! Ma aveva sentito bene?

    “Scusi, ma…vuole dire, Repubblica, il giornale?”

    “Certo. È lei che ci ha inviato gli articoli, no? Le va bene oggi pomeriggio alle tre?”

    Eva non credeva alle sue orecchie:

    “Sì! Sì, certo che mi va bene!”

    “Allora, passi in redazione e cerchi di me. Arrivederla”

    “Arrivederci”

    Eva attaccò la cornetta, ancora incredula.

    Alle tre, si presentò puntuale al colloquio. Il signor Martini si complimentò con lei: aveva fatto bene ad inviargli le traduzioni degli articoli che aveva scritto per quella rivista francese. Doveva ammettere che, se le avesse mandati in lingua originale, non si sarebbero neanche presi la briga di leggerli. E così, si sarebbero persi una giornalista di grande talento. Certo, il fatto che non fosse laureata oggigiorno non era una gran biglietto da visita, ma se le andava bene un contratto di praticante a stipendio minimo, in un paio d’anni, avrebbe anche potuto essere assunta a pieno titolo…sempre se avesse fatto un buon lavoro, chiaro.

    Eva lo ascoltava sempre più incredula. Lei non aveva mandato alcuna traduzione! Anzi, a loro non aveva mandato neanche gli articoli originali e neanche il curriculum, a dire il vero. Era ambiziosa, ma aveva i piedi per terra: nella sua ricerca di lavoro, non aveva certo cominciato con Repubblica!

    Il contratto di praticante non le andava bene, le andava benissimo: caspita, avrebbe scritto per il secondo quotidiano italiano, che voleva di più?

    Quando uscì dalla redazione, camminava per aria. Chi poteva essere stato a inviare gli articoli? Qualcuno che conosceva il francese, o che aveva pagato qualcuno per tradurli…ma non era l’unico requisito, questo: doveva essere stato qualcuno che credeva talmente tanto in lei da pensare che sarebbe bastata la lettura dei suoi articoli per farla assumere in uno dei quotidiani più importanti d’Italia.

    Doveva essere stato suo padre, non c’era dubbio. Doveva ricordarsi di ringraziarlo, la prossima volta che lo sentiva: stavolta, la sua invadenza non poteva essere stata più ben accetta.

    Quella sera, Marta avrebbe dovuto dormire da lei. Quando arrivò a casa, la nonna le disse che aveva chiamato Marco: aveva portato la bambina allo studio di registrazione, perché Franco voleva vederla e avrebbe fatto un po’ tardi. Ma gliela avrebbe comunque portata in tempo per la cena, non si doveva preoccupare.

    Eva era talmente eccitata, che si dimenticò della sua risoluzione di evitare Marco il più possibile:

    “No no, ho troppa voglia di abbracciare mia figlia e poi dobbiamo festeggiare! Vado allo studio di registrazione a prenderla!” e uscì di corsa, senza neanche dare il tempo alla nonna di rispondere.

    Quando entrò trafelata nello studio di registrazione, Marco era da solo e stava provando dei nuovi accordi alla chitarra. Alzò gli occhi e si trovò davanti lei.

    Dio, com’era bella! Erano giorni che non la vedeva!

    Non poté evitare il sorriso idiota che gli si disegnò spontaneo sul viso:

    “Ciao” le disse.

    Eva, intanto, si era ricordata del perché non voleva vedere Marco e si guardò intorno, a disagio:

    “Dov’è Marta?”

    “È con Franco…in realtà sono usciti. Stasera, ha organizzato una specie di concerto per lanciare delle nuove promesse e ha portato Marta a vedere il dietro le quinte. Lei era eccitatissima, non ho potuto dirle di no. Però fra poco dovrebbero tornare, gliel’ho detto che Marta doveva venire da te stasera”

    Eva era sempre più a disagio: che ci faceva lei lì? Come le era venuto in mente di venirci?

    “Vabbe’, allora…io torno a casa, poi, quando puoi me la porti, ok?”

    Marco non voleva che andasse via:

    “No, aspetta, vedi che fra un po’ tornano…”

    Fu interrotto dall’arrivo dell’assistente di produzione, che entrò nello studio come una furia, con una pila di riviste in mano.

    Ci aveva litigato proprio quel pomeriggio con l’assistente di produzione: in quel periodo litigava con tutti, era proprio di cattivo umore.

    “E queste riviste non c’entrano niente con quello che facciamo qui! Quindi, vedi dove diavolo te le vuoi ficcare!” le sbatté sul pavimento e se ne uscì, come una furia, così com’era entrata.

    Eva guardò stupita le riviste…avevano un’aria familiare.

    Si avvicinò e ne prese una: sì, era proprio la rivista francese per cui aveva lavorato fino a poco tempo prima. La aprì e si trovò subito davanti ad un suo articolo. In effetti, tutte le riviste si aprivano spontaneamente alla pagina con il suo articolo, come succede quando un libro o un giornale viene aperto ripetutamente alla stessa pagina. C’erano proprio tutti i suoi articoli, a partire da un anno prima, quando Marco era andato via da Parigi, fino all’ultimo, che aveva scritto solo poche settimane prima.

    Piano piano, la verità si fece strada nella mente di Eva: Marco si era abbonato alla rivista per cui lei lavorava e aveva letto ripetutamente tutti i suoi articoli…oddio, ma allora era stato lui a inviare le traduzioni a Repubblica!

    No, non aveva senso: Marco non parlava una parola di francese, non poteva aver letto i suoi articoli, né tantomeno tradurli! Eppure…che ci facevano lì?

    Alzò lo sguardo su di lui, senza parlare, ma esprimendo con gli occhi tutto lo stupore e tutte le domande che avrebbe voluto fargli.

    Marco non aveva il coraggio di guardarla: non era previsto che Eva vedesse le riviste. Non era previsto che le vedesse nessuno, era per quello che le teneva allo studio.

    Fu Eva a ritrovare per prima la voce:

    “Tu…tu ti sei abbonato alla mia rivista e hai letto tutti i miei articoli?”

    Marco annuì, senza parlare, sempre con gli occhi bassi.

    “E hai mandato le traduzioni a Repubblica?”

    “Sì” disse lui, senza alzare lo sguardo.

    “Ma…ma come? Voglio dire…come hai fatto col francese?”

    Marco deglutì:

    “Ho fatto un corso on-line"

    Un corso on-line! Marco Cesaroni aveva fatto un corso on-line per imparare il francese!

    “Ma se non l’hai imparato neanche quando abitavi a Parigi, come…perché l’hai fatto?”

    Perché tu non c’eri e io avevo bisogno di te. Non potevo vederti, non potevo parlarti, non potevo sentire la tua voce. Sai cosa significa? No, non lo sai, altrimenti non mi avresti privato della tua presenza. L’unica cosa che avevo erano questi articoli. Li leggevo e li rileggevo, fino ad impararli a memoria, e quando li avevo imparati, se chiudevo gli occhi, mi sembrava quasi di sentire la tua voce, che mi raccontava le cose che vedevi e che sentivi, come solo tu sai fare. E così, riuscivo ad andare avanti. Ho dovuto imparare il francese. Ho dovuto farlo, per sopravvivere.

    Questo le avrebbe detto, se le avesse raccontato la verità.

    Ma raccontarle la verità era fuori questione.

    “E perché? Per curiosità, all’inizio. Poi, più passava il tempo, più mi appassionavo a quello che succedeva in Tunisia, è interessante, un paese giovane…”

    Sì, bravo, e secondo te, lei si berrà queste cazzate? Potevi inventartene una migliore!

    Infatti, Eva non se le bevve. Fu evidente da quello che gli disse subito dopo:

    “Anche tu mi sei mancato”

    Marco sollevò lo sguardo, non credendo alle sue orecchie. Cos’è che aveva detto? Che le era mancato? E adesso, lo stava proprio guardando in quel modo, come se volesse…se volesse…

    Nessuno dei due seppe mai chi aveva preso l’iniziativa, ma ad un tratto si ritrovarono l’uno nelle braccia dell’altra.

    Di nuovo una cosa sola, a toccarsi, baciarsi, sentire il respiro dell’altro contro il proprio, confondere i battiti dei loro cuori.

    Eva sentiva le mani di lui sulla sua pelle, le sue labbra sulle proprie e si chiedeva come avesse fatto a stare tanto tempo senza stringerlo, senza sentirlo su di sé, senza potersi donare a lui con tutto l’amore di cui era capace.

    Marco era come ubriaco: il suo profumo, la sua pelle, il suo sapore…ma aveva mai toccato un’altra donna, oltre a lei? Anzi, esistevano altre donne, oltre a lei? Se esistevano, lui non voleva saperlo…anzi, tutto il mondo poteva scomparire in quell’istante e lasciare soltanto loro due.

    Cominciò a sbottonarle la camicia, mentre le baciava la spalla. Eva era arrendevole, anzi, sembrava desiderosa di aiutarlo. Ad un tratto, però, si bloccò e, un istante dopo, si divincolò e si liberò dalla sua stretta:

    “Non posso…non posso fare questo a un’altra donna, non posso”

    Marco non ci capiva niente: ma cosa stava dicendo, quale altra donna?

    Eva aveva le lacrime agli occhi:

    “Mi dispiace, ma io…non posso” si girò e corse via.

    Marco rimase da solo, tremando per il desiderio frustrato e ancora costernato da quello che era successo: ma perché era andata via?

    Ci mise tre minuti buoni per smettere di tremare, e altri due per ricordarsi di Maya.

    Non posso fare questo a un’altra donna

    Fu come ricevere un pugno allo stomaco: ma come poteva paragonare quello che c’era tra loro con quella cosa che era successa con Sofia?

    Marco all’improvviso sentì freddo, un freddo glaciale che si impossessava di lui: lei non l’avrebbe mai dimenticata quella storia, mai. Era evidente, dopo quello che era appena successo.

    Ma c’era anche un’altra cosa evidente: lui non sarebbe mai riuscito ad andare avanti, ad innamorarsi di un’altra…lei era l’unica, lo era sempre stata e lo sarebbe stata sempre.

    Lei non riusciva a perdonarlo, lui non riusciva a smettere di amarla: era questa la sua condanna e non c’era modo di uscirne.

    A questo punto, era inutile continuare ad illudere Maya. Doveva parlarle al più presto e dirle la verità: lui non aveva smesso di amare Eva e non avrebbe smesso mai, anche se lei non sarebbe mai più stata sua.

    Si appoggiò al muro e si lasciò scivolare piano, fino a sedersi per terra. Si prese il viso fra le mani e scoppiò in singhiozzi.

    Non era un pianto liberatorio, era un pianto disperato, di chi sa di non avere via d’uscita.

    Fu così che lo trovarono Franco e Marta, arrivando allo studio. Franco fece segno alla bambina di andare da lui, poi lasciò discretamente lo studio.

    Marta si avvicinò a suo padre senza far rumore. Allungò piano la mano e gli toccò timidamente un braccio. Marco si riscosse e vide sua figlia che lo guardava con occhi smarriti. Si asciugò subito gli occhi, la prese in braccio e la strinse a sé, in silenzio.

    “Che c’è, papà? Sei triste?”

    “Sì, tesoro, papà è un po’ triste…ma adesso che sei qui, va già meglio”

    “Papà, ma perché non glielo dici alla mamma che vuoi più bene a lei?”

    Marco non poté fare a meno di sorridere. Era incredibile, quasi quasi cominciava a pensare che Marta non fosse sua figlia: era troppo sveglia.

    “Te l’ho già detto amore…lei non mi crede”

    “Neanche se le chiedi scusa?”

    “A volte non basta chiedere scusa, quando si è grandi”

    Marta non li capiva davvero questi grandi. Comunque, se proprio la mamma non lo voleva, ci avrebbe pensato lei al suo papà: gli diede un bacio sulla guancia e si strinse più forte a lui.

    “Ti voglio bene, papà”

    “Anch’io ti voglio bene, principessa”

    Il gelo nel cuore aveva cominciato a sciogliersi…finché avesse avuto lei, non gli sarebbe mai mancato il calore di cui aveva bisogno.


    Non c'è niente di meglio di un po' di passione per chiarirsi le idee! :wub:
    Lo so, ce l'avete con me perché li ho interrotti sul più bello, ma scusate, se no la suspense dove sta? :rotfl:

    Questo capitolo è stato il secondo passo nella redenzione di Marco: dopo averla aiutata a fare pace con la figlia, l'ha aiutata anche a trovare un lavoro...per tacere del fatto che ha imparato il francese solo per poter leggere i suoi articoli! ^_^

    Manca solo l'ultimo tassello: una bella dichiarazione d'amore come Dio comanda, con annesse spiegazioni per il tradimento...ma per questa dovrete aspettare altri due capitoli :286: :286: :286:

    Alla prossima! :253:


    Edited by bella'mbriana - 30/1/2012, 21:19
     
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  7. jameskirk88
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    :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :wub: :wub: :wub: :wub: cip e ciop che si guardano, sorridono, fanno finta di niente, si sfiorano.. quanto ci mancano queste scene, in tv -_- -_- -_- -_-
    Mi pareva di vedere Marcolino che scopriva in quel modo il nuovo lavoro di Eva.. soprattutto quando aveva in mano il catalogo di intimo maschile :wacko: :2528: :258: :258: :258: :258: ... e anche quando leggeva da solo gli articoli di Eva sulla sua rivista francese :wub: :wub: :wub:

    Beh direi che adesso il nostro Califano si è ampiamente riscattato... un bel perdono con la P maiuscola se lo merita davvero, e sicuramente non tarderà.. vero?? :286: :286: :286: :255:
    Bellissima la scena alla studio di registrazione quando Eva scopre che è stato il suo Marcolino a spedire i suoi articoli tradotti dal francese a Repubblica.,. mi sarebbe piaciuto vederlo, il nostro Cesaroni, mentre imparava il francese :255: :17: :17:
    Un capitolo più bello dell'altro, Lauretta.. la tua FF sui Cesaroni 4 era bellissima, ma questa qui tutta su cip e ciop è STRAORDINARIA, e non sto esagerando :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :uhm:

     
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  8. delia_73
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    Laura bel capitolo brava :305: :305: Troppo divertente Eva che vende biancheria maschile porta a porta e con tutti quelli che stanno a Roma proprio da Franco doveva andare e proprio Marco doveva aprirle :258: :258:

    Ora aspettiamo la confessione di Marcolino e la conseguente riappacificazione :wub: :wub:

    Marta è troppo sveglia sicura che è figlia di Marco? :17: :17: :17: Ok è giustificata perchè per metà è una Cudicini :D :D :D
     
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  9. Bunny88
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    Mi sono letta gli ultimi 2 capitoli tutti di fila!!!! Bellissimi!!! Bel Lavoro Lauretta!!! :280: :280: :280:
    Ora non vedo l'ora di leggere i capitoli conclusivi! :280: :280: :280:
     
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    Lauretta,ho letto gli ultimi due capitoli che hai postato,bellissimi.
    Nel penultimo non è vero che non è successo nulla,è venuta a galla la storia del matrimonio.
    Me l'immagino la scena,molto credibile che sia stato Ezio a far venire tutto fuori e come al solito non si fa problemi a parlare davanti ad Eva.
    Eva si arrabbia e questo avrebbe dovuto far capire a Marco che significa che l'ama ancora ma sappiamo che è un pò tontolino.
    Eva che vend ebiancheria intima maschile. :258: :258: :258:
    Marco si dà da fare per trovare un lavoro ad Eva come giornalista.
    Commovente la scena nella sala di registrazione quando Eva viene a sapere che è stato Marco ad inviare a Repubblica le traduzioni dei suoi articoli. :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :uhm:
    Le scene tra Cip&Ciop ci piacicono sempre tanto. :wub: :wub: :wub:
    la passione prende il sopravvento ma Eva si rende conto che non può fare a Maya quello che Sofia e Marco hanno fatto a lei,così si tira indietro.Mi è piaciuta questa tua decisione.
    Non vedo l'ora di leggere il seguito.
    :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280:
     
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  11. bella'mbriana
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    CITAZIONE (jameskirk88 @ 30/1/2012, 21:02)
    Un capitolo più bello dell'altro, Lauretta.. la tua FF sui Cesaroni 4 era bellissima, ma questa qui tutta su cip e ciop è STRAORDINARIA, e non sto esagerando :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :uhm:

    :wub: :wub: :wub:
    Grazie John, sei troppo bello :257:
    CITAZIONE (marek @ 31/1/2012, 18:16) 
    la passione prende il sopravvento ma Eva si rende conto che non può fare a Maya quello che Sofia e Marco hanno fatto a lei,così si tira indietro.Mi è piaciuta questa tua decisione.

    Non avevo dubbi che ti sarebbe piaciuta, l'ho presa apposta per te :D (sto scherzando)

    Non so perché, ma nonostante ormai sappia tutto sulla quinta serie, ogni volta che leggo un nuovo articolo riesco sempre a deprimermi :( :(
    Allora, per addolcirmi l'animo, ho deciso di anticipare i tempi di pubblicazione: oggi vi posto il penultimo capitolo e venerdì il gran finale (così avrete il week-end libero per le FF di delia e John ^_^ )
    Buona lettura!


    Capitolo 7

    L’equivoco



    Eva entrò in casa di sua nonna come una furia e si diresse direttamente nella sua camera. Gabriella se la vide sfrecciare davanti come una saetta ed ebbe appena il tempo di dire:

    “E Marta?”

    “Arriva dopo” disse Eva, già in camera sua, prima di sbattere la porta.

    Gabriella sorrise fra sé e sé:

    “Pene d’amore!”

    Decise di lasciarla stare, per il momento. Solo per il momento, s’intende…le nonne sono nate per essere impiccione.

    Eva, intanto, si era buttata sul letto e aveva cominciato a respirare profondamente, nel tentativo di calmare il battito impazzito del suo cuore.

    Era stata sul punto di fare l’amore con Marco! Era mancato proprio tanto così…ma che cosa le era preso? E poi, erano allo studio, sarebbe potuto entrare chiunque, da un momento all’altro…oddio, pensò con orrore, sarebbe potuta entrare sua figlia!

    Si alzò a sedere e si prese la testa fra le mani. Si accorse di stare ancora tremando: le mani di Marco, le sue labbra…quanto tempo era passato? Non c’era da stupirsi se aveva perso completamente il controllo.

    Poi, all’improvviso, si era vista davanti la faccia di Maya e aveva realizzato qual era la sua posizione: lei era l’altra donna, era lei la Sofia della situazione. Marco stava per tradire la sua fidanzata con lei e il solo pensiero le faceva venire la nausea: lei non voleva essere l’altra donna, lei voleva essere l’unica…ma erano già due anni che non si sentiva più l’unica per Marco, il che equivaleva a dire che da due anni aveva perso parte della propria identità, la più importante.

    Aveva provato a riempire il vuoto con il lavoro, ma non era servito: se non poteva guardarsi con gli occhi di Marco, preferiva non guardarsi affatto. Aveva vissuto giorno dopo giorno, senza cercare un significato, raccontando le vite degli altri per lavoro, mentre la sua diventava più arida del deserto che la circondava.

    Ci sarebbe mai riuscita a riprendere a vivere, vivere davvero? Forse, adesso che c’era Marta…sì, sua figlia era la usa oasi nel deserto. Ma le sarebbe sempre mancato lo sguardo di due occhi neri come il petrolio, che si posavano su di lei come quelli di nessun altro.

    Gabriella trattenne la sua curiosità fino a quando misero Marta a letto. Poi, con la scusa di farsi aiutare a lavare i piatti, impedì a Eva di ritirarsi nella sua stanza e, avendola finalmente a sua completa disposizione, cominciò l’interrogatorio:

    “Allora, che cos’è successo oggi con Marco?”

    Eva per poco non lasciò cadere il piatto che aveva in mano:

    “Niente…cosa doveva succedere?”

    Gabriella le rivolse uno sguardo significativo:

    “Certo, come no…sei andata via felice come una pasqua, dicendo che non potevi aspettare per vedere tua figlia e sei tornata senza tua figlia e, per giunta, con una faccia che sembrava fossi inseguita da una muta di cani inferociti. E vuoi farmi credere che non sia successo niente? Per non parlare poi della faccia che aveva Marco quando è venuto a portare Marta…”

    “Perché, che faccia aveva?” Eva si sarebbe morsa la lingua.

    Gabriella la guardò, con un sorrisetto furbo:

    “Ti interessa, eh?”

    Eva, all’improvviso, sembrò concentratissima nella difficile occupazione di sgrassare una pirofila:

    “Ma no, che dici? Chiedevo così…non mi interessa affatto”

    Gabriella continuava a guardarla:

    “Aveva la stessa faccia di quando è tornato da Parigi: assente, persa nel vuoto…”

    Eva alzò gli occhi di scatto. Gabriella sorrise di nuovo:

    “E vuoi ancora farmi credere che non ti interessa?”

    Eva sospirò e si arrese:

    “E va bene, hai ragione. È successo qualcosa…o meglio, stava per succedere qualcosa”

    Gabriella spalancò gli occhi:

    “E questo qualcosa…sarebbe quello che penso io?”

    Eva la guardò:

    “Sì, nonna, è quello che pensi tu…ma non è successo, mi sono fermata in tempo” si affrettò ad aggiungere, e sospirò.

    “Era un sospiro di sollievo o di rimpianto?”

    “Nonna, ti prego!” Eva alzò gli occhi al cielo, esasperata

    “Ho capito, di rimpianto”

    “Nonna!” tornò a guardarla, sperando che capisse e che la smettesse.

    Ma Gabriella non ne aveva nessuna intenzione:

    “Vuoi sapere quello che penso?”

    “No!”

    Gabriella fece finta di non aver sentito:

    “Penso che siete due idioti. Tu ami lui, lui ama te: è chiaro come il sole, l’hanno capito tutti, tranne voi due. Non capisco perché vi ostiniate a complicarvi la vita…come se non fosse già abbastanza complicata di per sé”

    “Ti ricordo che lui è fidanzato con un'altra”

    Gabriella sbuffò:

    “Pff! Ma per favore! Basterebbe che tu gli facessi un fischio e la mollerebbe in meno di tre secondi!”

    Eva era indecisa:

    “Lui mi ha tradita”

    Ora, fu il turno di Gabriella di essere esasperata:

    “Due anni fa, ti ha tradita! Adesso è cambiato, non è più un ragazzino egocentrico. Si è preso cura di Marta da solo, e guarda quello che ha fatto per te: ti ha fatto fare pace con tua figlia e ha pure spedito i tuoi articoli a Repubblica!”

    Eva aggrottò le sopracciglia:

    “E tu che ne sai?”

    “Be’, io non sono stata, tua madre non è stata, tuo padre neanche…non rimane che lui”

    “Ma che hai fatto, ti sei messa a indagare?”

    Gabriella rispose, un po’ imbarazzata:

    “Be’, io sono in pensione, non è che abbia molto altro da fare, a parte…”

    “A parte impicciarti dei fatti miei!”

    “A parte interessarmi della vita dei miei nipoti”

    Eva rimase indecisa per qualche secondo, se arrabbiarsi o ridere…alla fine, optò per la seconda soluzione.

    Gabriella si rilassò e le disse, in tono materno:

    “Dico sul serio, Eva: lui è cambiato, se la merita un’altra possibilità”

    Il viso di Eva prese un’espressione triste:

    “Anche quando ero incinta di Marta, pensavo che fosse cambiato. E invece…”

    Gabriella le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi:

    “Tesoro, ormai sei un’adulta, è tempo che tu la smetta di credere alle favole. Non esiste il “vissero per sempre felici e contenti”. Nella vita non si può essere sempre felici: a volte si è felici, a volte tristi, a volte ci si annoia a morte, a volte ci si infuria talmente da voler spaccare qualcosa. Il punto non è se Marco ti renderà felice”

    “E qual è il punto?”

    Gabriella sorrise, gli occhi lucidi. Si vedeva che la sua mente vagava da qualche parte e non era solo di Marco ed Eva che stava parlando:

    “Il punto è: quando, domani, fra venti o trent’anni, sarai felice, o triste, o annoiata, o arrabbiata…chi vorrai avere accanto a te?”

    Eva sorrise, lentamente…non c’era che un’unica risposta a quella domanda.

    “Vado da lui”

    “Brava ragazza”

    Eva si tolse in fretta il grembiule e si precipitò verso la porta. Gabriella rimase a guardarla col sorriso sulle labbra. Andò in salotto e prese in mano la foto di suo marito:

    “Sono felice per nostra nipote, amore. Lo saresti anche tu, se fossi qui.”

    Poi la posò, si asciugò le lacrime e andò a letto.



    Marco aveva passato la serata a cercare il coraggio di parlare con Maya. Durante tutta la cena, era rimasto perso nei suoi pensieri, provando a trovare le parole giuste da dirle, per non farla soffrire troppo. Non aveva partecipato molto alla conversazione generale, ma, in fondo, non era una novità. Giulio era preoccupato per lui, ma era passato il tempo in cui gli bastava alzare un po’ la voce per farsi dire tutto da suo figlio: era cresciuto ormai, e quando i figli crescono, i genitori inevitabilmente perdono il controllo su di loro. Per quanto la cosa non gli piacesse, doveva lasciarlo stare…in fondo, Marco sapeva di poter sempre contare su di lui, poteva soltanto sperare che fosse lui stesso a chiedergli aiuto, se ne avesse avuto bisogno.

    Alla fine, Marco decise che di parole giuste non ce n’erano, ma questo non toglieva il fatto che le dovesse parlarle al più presto.

    Maya era in cucina, con Lucia, che la aiutava a mettere a posto. Marco entrò e a Lucia bastò dargli uno sguardo per capire che doveva lasciarli soli:

    “Santo cielo, non ho ancora finito di correggere i compiti…ti dispiace se ti lascio da sola, a finire qui?”

    “Ma ti pare, Lucia, vai pure” anche Maya aveva visto la faccia di Marco e non le era piaciuta per niente.

    Lucia uscì e Marco e Maya rimasero qualche secondo in silenzio. Marco non aveva il coraggio di guardarla negli occhi.

    “A giudicare dalla tua faccia, direi che ti sei chiarito tutti i dubbi” cominciò lei, un po’ acida.

    Marco annuì, senza parlare.

    “E quello che hai da dirmi non mi piacerà” sospirò lei.

    Marco alzò finalmente gli occhi su di lei:

    “Mi dispiace”

    Maya fece un risolino sarcastico:

    “Ti prego, risparmiami l’ipocrisia. Hai ritrovato la donna che ami, cos’hai da dispiacerti?”

    Marco abbassò di nuovo lo sguardo:

    “Ti sbagli, io…non l’ho ritrovata, Eva. Non la ritroverò mai più. Lei…lei non mi vuole” Marco parlava a scatti, come se ogni parola che gli usciva dalla bocca gli facesse male.

    Maya sbarrò gli occhi, incredula:

    “Ma allora, scusa, perché non provi a…?”

    Marco non la lasciò finire:

    “Perché è inutile! Ci ho già provato non so più quante volte…io riesco ad amare soltanto lei, non c’è spazio per nessun’altra”

    “Ma ti stavi innamorando di me, prima che lei tornasse! Magari hai soltanto bisogno di un altro po’ di tempo…”

    Marco sospirò: era più difficile di quanto avesse immaginato.

    “Maya, c’è una cosa che tu non sai. Io stavo bene con te, perché tu…tu mi ricordavi lei, quando l’ho conosciuta”

    Maya trattenne il respiro, il viso che le tremava: ecco, c’era riuscito, l’aveva ferita a morte. Proprio quello che voleva evitare.

    Complimenti, Cesaroni, sei un campione!

    “Cioè…” Maya parlò con la voce spezzata, “tu mi stai dicendo che sono stata una specie di brutta copia?”

    “Io direi più un’ancora di salvezza” Maya non sembrava molto sollevata, Marco provò a spiegarsi, “Tu non mi crederai, ma ti giuro che si può soffrire molto di più di quanto tu stia soffrendo adesso, ed è quando fai del male alla persona che ami. Quando sono tornato da Parigi, mi sentivo un verme della terra: l’avevo delusa, non ero riuscito a renderla felice. A cosa diavolo poteva servire ancora, la mia vita? E poi, sei arrivata tu e, all’improvviso, ero di nuovo utile a qualcuno. Quando mi hai fatto quel regalo, mi sono visto coi tuoi occhi e…ero una specie di eroe per te, era quasi come quando lei…” Marco si interruppe.

    “Quando lei cosa?” Maya non era neanche più arrabbiata, il suo tono era rassegnato

    “Quando lei credeva in me” disse Marco, con gli occhi bassi

    Maya quasi sentì pena per lui…sembrava proprio che stesse soffrendo molto più di lei.

    “Be’, che ne sai?” provò a consolarlo, “Magari tornerà a credere in te, prima o poi”

    Marco scosse la testa, tristemente:

    “Non credo proprio” poi, la guardò negli occhi, “Senti, quello che è successo fra noi non c’entra niente con il tuo lavoro. Tu sei una baby-sitter perfetta e a me farebbe piacere se tu…”

    Maya scosse la testa:

    “Troverò un altro lavoro e me ne andrò al più presto…spero che mi scriverai una lettera di referenze“

    “Certo, se è questo che vuoi. E…con i tuoi genitori? Cosa hai intenzione di fare?”

    Maya cercò di celare la preoccupazione:

    “Saranno qui fra una settimana…ma li affronterò e andrà tutto bene, ne sono sicura” ma si vedeva ad occhio nudo che non lo era affatto.

    “Maya, io posso sempre aiutarti. Non è necessario che i tuoi sappiano che ci siamo lasciati”

    “Davvero? Faresti questo per me?” disse, speranzosa.

    Marco sorrise:

    “Mi sembra il minimo che possa fare. Sarò al tuo fianco quando saranno qui, non preoccuparti”

    Maya gli sorrise, grata:

    “E tu, invece? Cosa hai intenzione di fare?”

    Marco si stupì di quella domanda: si era aspettato che lei gli urlasse contro, che lo odiasse…non certo che si preoccupasse per lui. Ma non era nell’indole di Maya, odiare: credeva nel karma e nella compassione, ed ora sentiva compassione per Marco.

    “Non ho capito”

    “Cosa hai intenzione di fare? Tu la ami, ma lei non ti vuole…che cosa farai?”

    Marco alzò le spalle:

    “Io…la amerò e basta. Lei può decidere di non stare con me, ma non può impedirmi di amarla…io continuerò a farlo, ogni giorno. Ci sarò sempre per lei, farò di tutto perché lei sia felice…è l’unica cosa che mi importa”

    “E se lei dovesse trovare qualcun altro?”

    Marco sentì mancarsi la terra sotto i piedi. Impallidì e si appoggiò al bancone, perché le gambe non lo reggevano più: già, cosa avrebbe fatto se lei…? No, non ce l’avrebbe fatta a sopportarlo, sarebbe andato via…ma così avrebbe perso anche Marta…gli sarebbe rimasta solo la disperazione più nera.

    Maya lo vide annaspare e si sentì in colpa:

    “Perdonami, Marco, non volevo farti stare peggio” e lo abbracciò.

    Marco si aggrappò a lei…si sarebbe aggrappato a chiunque in quel momento.

    Presi com’erano dalla conversazione, nessuno dei due aveva sentito squillare il campanello, e neppure avevano sentito Mimmo che andava ad aprire, Eva che entrava, salutava tutti e diceva:

    “Dov’è Marco?”

    “In cucina…ma aspetta un attimo, Eva…” Giulio non riuscì a fermarla prima che lei entrasse e vedesse Marco e Maya stretti l’uno all’altro, come se non volessero più staccarsi.

    Fu Marco a vederla per primo. Si staccò subito dall’abbraccio di Maya e la guardò stupito:

    “Eva! Ma cosa…”

    “Oh, scusatemi, non volevo interrompere le effusioni della principessa e il ranocchio” disse, sarcastica. Poi, si rivolse a Maya: “Ti consiglio di stare attenta: ora può sembrarti un principe, ma ha la tendenza a ritrasformarsi in rospo quando meno te l’aspetti” e detto questo, si girò e se ne andò.

    A Marco salì il sangue alla testa: ma cosa diavolo voleva da lui? La rincorse in giardino, la prese per un braccio e la fece voltare verso di sé:

    “Si può sapere che cazzo ti è preso? Se ce l’hai con me, prenditela con me, lei non c’entra niente!”

    Eva provò a riprendersi il braccio, ma lui la stringeva troppo forte. I loro visi erano vicini fin quasi a toccarsi:

    “Ma quanta foga! Ci tieni proprio tanto alla tua principessina! Be’, allora ti consiglio di non raccontarle niente della tua piccola scappatella…è vero che stavolta non sei andato fino in fondo, ma potrebbe restarci male lo stesso!”

    Marco non riusciva a crederci: stava di nuovo paragonando quello che era successo fra loro a…a quella cosa con Sofia. L'amarezza fu tale, che non pensò a quello che diceva:

    “Che ne sai? Magari gliel’ho già detto e lei mi ha perdonato, perché è più comprensiva di te!”

    Si pentì immediatamente, quando la vide sbiancare in volto

    Ma che cazzo dici, Marco?

    “Hai ragione” Eva aveva la voce che le tremava, “Non ho alcun diritto di prendermela, né con lei, né con te. Mi dispiace, sono sicura che sarete felici”

    No amore, non è così, non è così!

    Marco avrebbe voluto urlare, ma la voce non voleva saperne di uscire. Quando la ritrovò, Eva si era già divincolata dalla sua stretta ed era uscita dal cancello:

    “Io non sarò mai felice, senza di te”

    Ma ad ascoltarlo, erano rimaste soltanto le stelle.


    Embè, dopo la scintilla della passione, ci voleva quella di una bella litigata, no? :asd:
    Molto a telenovela questa scena, di lei che sta andando da lui e lo trova abbracciato ad un'altra ed equivoca...quasi quasi mi trasferisco in Sudamerica, vedi mai che mi prendono come sceneggiatrice :255
    A venerdì, per il gran finale! ^_^
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  12. delia_73
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    :280: :280: :280: capitolo carino Gabriella che si impiccia dei fatti dei nipoti :255: :255: :255:

    Certo che Eva è testarda mamma mia lasci da parte l'orgoglio e si riprenda Marco :wub: :wub:

     
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  13. Bunny88
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    Bellissimo questo penultimo capitolo!!!!! :280: :280: :280:

    “Tesoro, ormai sei un’adulta, è tempo che tu la smetta di credere alle favole. Non esiste il “vissero per sempre felici e contenti”. Nella vita non si può essere sempre felici: a volte si è felici, a volte tristi, a volte ci si annoia a morte, a volte ci si infuria talmente da voler spaccare qualcosa. Il punto non è se Marco ti renderà felice”

    Bellissima questa frase!!!!!!!!! :uhm: :uhm: :uhm:

    Adesso non vedo l'ora di leggere il finale!!!! :280: :280: :280:
     
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  14. jameskirk88
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    Lauretta, ti assicuro che non sei l'unica a perdere entusiasmo per la scrittura ogni volta che esce una news sulla quinta serie.. la mia FF sui Cesaroni 3 è stata una delle prime vittime della ventata di novità pavoliniana :wacko: :wacko: :17: :17:

    Detto questo, torniamo al tuo capitolo.. che come al solito era ECCEZIONALE :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: ... bellissimo il primo paragrafo con il dialogo tra Nonna Gabriella (la solita impicciona di sempre, ma stavolta almeno ha dispensato utili consigli alla nipote :255: :17:) ed Eva, che si sente a disagio ad interpretare il ruolo di terzo incomodo... altro che Sofia, d'altronde la classe non è acqua :rolleyes: :rolleyes:
    Bello anche il dialogo a due tra Marco e la principessa indiana.. Lauretta, sei quasi riuscita nella titanica impresa di rendermela simpatica... la dice lunga su quanto sei brava :255: :255: :17: ... è probabile, molto probabile che anche il Marcolino di Pavolini e c. perde la brocca per la principessa indiana proprio perchè le ricorda molto com'era la prima Eva di cui si era innamorato qualche anno prima ^_^ ^_^ ^_^
    Mi sembrava quasi di vederlo, il momento dell'equivoco: tipico Cesaroniano, soprattutto di quei due testoni :255: :255: .. ma sicuramente si chiariranno in fretta, vero?? :286: :286: :255: :255:

    :280: :280: :280: , sempre e comunque :100: :100:
     
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  15. bella'mbriana
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    CITAZIONE (jameskirk88 @ 1/2/2012, 22:21) 
    Bello anche il dialogo a due tra Marco e la principessa indiana.. Lauretta, sei quasi riuscita nella titanica impresa di rendermela simpatica...

    Be', questa è una mia piccola fissa: non mi piace rendere antipatico il terzo incomodo. Marco deve scegliere Eva perché ama Eva, non perché Maya è antipatica ^_^ Trovo che così sia molto più romantico :wub:
    Come nella terza serie, al magazzino di Walter, quando Eva dice che Simona è davvero una ragazza in gamba e Marco risponde "Sì, lo è"...e tutti noi sappiamo che sta pensando "Ma non è te..." :love: :love:

    Detto questo, siamo giunti alla fine, ragazzi: come preannnuciato, questo è l'ultimo capitolo.
    Forse scriverò un epilogo un giorno o l'altro, se avrò voglia...ma comunque, la FF può considerarsi ufficialmente terminata ^_^
    Spero vi sia piaciuta, e che sia servita a riscaldare almeno un po' le gelide giornate invernali :P
    Buona lettura!


    Capitolo 8

    Come il sole al tramonto



    “Ecco qua. Un moccaccino per addolcire la giornata della mia collega preferita”

    Eva sorrise. Era una settimana che lavorava a Repubblica, e dal primo giorno di lavoro, un ragazzo che era stato assunto come praticante come lei, aveva cominciato a farle una corte serratissima. Le offriva il caffè, la riempiva di attenzioni e di complimenti. A suo dire, era stato un vero colpo di fulmine: la freccia di Cupido l’aveva colpito al cuore non appena l’aveva vista.

    “Grazie, Luca, ma il moccaccino non mi piace. Avrei preferito un caffè espresso”

    Il ragazzo sembrò davvero dispiaciuto:

    “Scusami, vado subito a prendertene uno”

    Eva scoppiò a ridere:

    “Ma no, dai, stavo scherzando! Volevo vedere fino a che punto posso abusare di te”

    Luca sorrise:

    “Ormai dovresti saperlo: non ci sono limiti alla mia dedizione”

    Eva cominciò a ridere, ma la risata le morì in gola quando alzò lo sguardo oltre la spalla di Luca:

    “Marco! Cosa ci fai qui?”

    “Buongiorno anche a te, Eva”

    Marco era arrivato da poco, ma aveva assistito a tutta la scenetta…e mancava poco che si mettesse a vomitare nel cestino della carta straccia.

    Eva fece finta di niente:

    “Luca, lui è Marco, il mio…”

    Marco intervenne prima che lei pronunciasse la parola ex…o, peggio ancora, fratellastro.

    “Piacere, sono il padre di sua figlia” e gli tese la mano.

    Luca era visibilmente imbarazzato:

    “Piacere, io sono Luca, un collega…vabbe’, vi lascio soli, eh?” e si dileguò

    Eva lanciò un’occhiataccia a Marco:

    “Complimenti! Sei un campione di educazione!”

    “Avrò imparato da te!”

    Eva incassò il colpo…non era molto fiera della sua scenata della settimana prima.

    “Allora…qual buon vento ti porta da queste parti?”

    Marco arrossì:

    “Ecco, io…volevo chiederti se puoi stare tu con Marta oggi pomeriggio, dopo la piscina…io ho un impegno”

    “E non potevi telefonare per dirmelo?”

    Marco era andato lì perché aveva voglia di vederla. Da quella famosa sera, lei lo aveva evitato come la peste e lui proprio non ci riusciva a stare tanto tempo senza vederla…ma la scenetta di poco prima lo aveva messo di cattivo umore e così, rispose in tono acido:

    “Insomma, puoi starci o no con Marta oggi?”

    Eva si inalberò:

    “Certo che posso starci…ma si può sapere cos’hai di così importante da fare?”

    Marco arrossì di nuovo:

    “Oggi vengono i genitori di Maya”

    Eva sentì come una stilettata in mezzo al petto:

    “Ah, e così Don Rodrigo ha mandato i bravi a riprendersi Lucia”

    “Che?”

    “Lascia stare…d’accordo, ci sto io con Marta” e detto questo, si sedette al tavolo e non lo degnò più di uno sguardo.

    Marco esitò per un attimo: non voleva andarsene, voleva ancora parlare con lei, dirle che…già, dirle cosa? Sospirò:

    “Grazie” disse soltanto, e se ne andò.

    Eva si voltò e lo seguì con lo sguardo finché non fu uscito.

    Perfetto, quel pomeriggio ci sarebbero state le presentazioni ufficiali! Si alzò di scatto dalla sedia e si diresse al tavolo di Luca:

    “Luca, che ne dici di andarci a prendere un aperitivo insieme, oggi pomeriggio?”

    Luca per poco non si strozzò con il caffè che stava bevendo:

    “Che ne dico? Dico che è fantastico!”

    “Bene” disse Eva e se ne andò. Ma sì, se Marco era andato avanti, perché non poteva provarci anche lei? Marta sarebbe stata con i nonni…per una volta, che male c’era a cercare di divertirsi un po’?



    Quel pomeriggio, Eva andò a casa Cesaroni. Era un anno, ormai, che non aveva impegni galanti…aveva sempre rifiutato tutti gli inviti. Così, adesso, si trovava leggermente sprovvista di abiti adatti all’occasione. In realtà, il vestito ce l’aveva pure, ma voleva vedere se sua madre poteva prestarle qualche accessorio, una di quelle piccole cose che fanno la differenza: aveva deciso di divertirsi, voleva fare le cose per bene.

    In effetti, sua madre le prestò un bel collier d’argento con brillante, orecchini abbinati e un bel foulard di seta, che si adattava benissimo all’abito di Eva.

    Eva era in salotto, a sfilare ad Alice, che le dava consigli su come indossare meglio il foulard, quando Marco entrò in casa, dopo aver accompagnato Marta in piscina.

    Rimase senza fiato, quando la vide: ma come faceva ad essere ogni giorno più bella?

    Eva era un po’ imbarazzata, ma sostenne il suo sguardo:

    “Ciao, Marco”

    “Ciao…ma cosa ci fai, tutta in ghingheri?”

    “Ho un appuntamento con Luca”

    Marco sentì una morsa stringergli lo stomaco:
    “Luca? Quel tipo che stamattina ti ronzava intorno come un calabrone?”

    “Be’? Se tu ti sposi l’ape Maya, io potrò uscire con Luca il calabrone, no?”

    Marco decise di soprassedere sul nomignolo dispregiativo affibbiato alla sua supposta fidanzata:

    “No, che non puoi uscirci, perché oggi tu devi stare con Marta, te ne sei già scordata?”

    Eva respirò profondamente, per non perdere il controllo:

    “Non me ne sono scordata. Marta starà con i nonni…per una volta, non mi sembra un gran problema”

    Marco avrebbe voluto urlare “Sì che è un problema, è un problema per me!

    “Fa’ come ti pare” disse invece, e se ne andò su per le scale.

    Fantastico! Usciva con il collega calabrone! E dire che gliel’aveva trovato lui, quel lavoro: il primo caso di autocorna al mondo, avrebbe detto Ezio…

    Lei non può farti le corna, voi due non state insieme

    Ma quel pensiero non lo tirò su di morale, anzi…lo fece sentire ancora più depresso.

    Ad Eva, intanto, era passata la voglia di fare sfilate:

    “Vabbe’, io me ne vado a casa, fra un po’ Luca passa a prendermi”

    Alice la guardò preoccupata:

    “Eva, ma sei sicura di quello che fai?”

    “Guarda che sto solo andando a prendermi un aperitivo, non mi devo mica sposare…io”

    Alice scosse la testa:

    “Eva, guarda che non funziona. Ci ho provato anch’io a dimenticare con altri ragazzi, ma…”

    Eva strinse gli occhi:

    “Aspetta, aspetta…a dimenticare chi?”

    Alice sospirò profondamente e si sedette sul divano.

    Ora, fu il turno di Eva di preoccuparsi. Si sedette accanto a lei e le accarezzò la testa:

    “Ali…sei innamorata di qualcuno?”

    Alice annuì

    “E…e lui?”

    Alice fece una smorfia:

    “Lui sta con un’altra…ed è innamorato cotto”

    “Ahia”

    “Già…hai afferrato il concetto”

    “E…posso chiederti chi è? Lo conosco?”

    Alice si girò verso di lei:

    “Lo conosci benissimo”

    Eva la guardò incuriosita. Alice indicò il piano di sopra…Eva strabuzzò gli occhi:

    “No! Ma sei impazzita? Non vedi cos’è successo fra me e Marco? Non riusciamo neanche a stare nella stessa stanza senza litigare!”

    Alice ci rimase malissimo:

    “Guarda che non siamo tutti come te e Marco! E comunque grazie: pensavo che, fra tutti, proprio tu mi avresti capita…evidentemente, mi sbagliavo” si alzò dal divano, cercando di trattenere le lacrime.

    Eva corse ad abbracciarla:

    “Scusami, Ali, sono una cretina…certo che ti capisco, vieni qui” Alice si strinse a lei, “È solo che mi preoccupo per te. Vedi, se succederà qualcosa fra di voi, cambierà tutto: per quanto ci proviate, non potrete più essere fratellastri, mai più: tu sei sicura di voler correre questo rischio?”

    Alice si staccò da lei, per guardarla negli occhi:

    “Eva, io non corro nessun rischio, perché Rudi non è innamorato di me. E comunque, rispondimi sinceramente: se tu potessi tornare indietro, staresti a sentire Giulio o rifaresti tutto?”

    Eva sospirò:

    Touché…rifarei tutto, ovvio” poi sorrise, “be’, magari non proprio tutto tutto…”

    Anche Alice sorrise, Eva le scompigliò i capelli:

    “Be’, in bocca al lupo, sorellina!”

    Alice si rabbuiò:

    “Non ho nessuna speranza”

    “Sciocchezze, lo dicevo sempre anch’io…mai dire mai” e la riabbracciò

    Anche la sua sorellina si era innamorata del suo fratellastro…chissà, magari avrebbe avuto più fortuna di lei.



    Marco arrivò puntuale al bar del centro, dove aveva appuntamento con Maya. Lei era andata a prendere i genitori all’aeroporto e avevano deciso che era meglio incontrarsi in terreno neutro, lontano da casa Cesaroni. Un localino tranquillo, dove si poteva prendere un aperitivo, oppure, nel caso dei genitori di Maya, un tè.

    Era un po’ nervoso. Aveva già combinato abbastanza casini con Maya, almeno questa volta voleva riuscire a fare qualcosa di buono…ma non era sicuro che ce l’avrebbe fatta a recitare la parte dell’innamorato.

    Il nervosismo aumentò quando entrò nel locale, e vide Maya con i genitori seduti ad un tavolo…ed Eva e il calabrone ad un altro tavolo.

    Magnifico! Fra tutti i locali che ci sono a Roma, proprio qui doveva portarla, quel…quello lì!

    Si sforzò di fare finta di niente, sorrise a Maya e si avviò verso il tavolo.

    “Ciao, amore” l’avrebbe anche baciata sulle labbra, ma lo sguardo che gli lanciò il padre, lo fece desistere.

    “Marco, questi sono i miei genitori”

    “Piacere”

    Dopo le presentazioni e le strette di mano, Marco si sedette. Purtroppo, l’unica sedia rimasta libera era proprio di fronte al tavolo coi due piccioncini…e il calabrone, fuori dall’ambiente di lavoro, era ancora più intraprendente. Marco dovette fare un grande sforzo su sé stesso per non andare lì e prenderlo a calci: altro che calabrone, sembrava un polipo!

    Toglile quelle manacce di dosso, polipo maledetto!

    Fu impossibile, per lui, partecipare attivamente alla conversazione e questo non fu certo un buon biglietto da visita per il padre di Maya: la convinzione che la figlia stesse commettendo l’errore più grosso della sua vita si rafforzò ancora di più, nonostante questa si sforzasse di convincerlo che Marco era l’uomo giusto per lei.

    “Papà, credimi, Marco è un ragazzo speciale, se lo conoscessi meglio capiresti perché mi sono innamorata di lui”

    Ma il padre scuoteva la testa:

    “Giovanotto, io spero che lei capisca che non ho niente contro di lei, personalmente. Ma mia figlia non è una ragazza come le altre: è una principessa, e merita qualcuno del suo stesso livello. Sono sicuro che lei potrà trovare facilmente una ragazza più adatta a lei”

    All’altro tavolo, intanto, c’era qualcun altro sui carboni ardenti.

    Anche Eva aveva notato Maya e i genitori, quando era arrivata al locale e la cosa non le aveva certo fatto piacere. Quando poi era arrivato Marco e aveva esordito con quel “Ciao, amore”, il bicchiere di caipirinha che aveva in mano aveva rischiato seriamente di finire in mille pezzi, per quanto l’aveva stretto.

    Adesso, però, c’era qualcosa che le faceva saltare i nervi ancora di più: ma cosa stava dicendo quel tizio col turbante? Che Marco, il suo Marco, non era degno di sua figlia? Ma come si permetteva? Che ne sapeva, lui, di Marco? Tutte le principesse del mondo non erano abbastanza per lui…

    Ad un certo punto, non ne poté più, si alzò e si diresse all’altro tavolo:

    “Scusate l’interruzione, io sono Eva, la sorella di Marco, piacere di conoscervi” e strinse la mano ai genitori di Maya, allibiti, “Vi dispiace se mi siedo accanto a voi?” prese una sedia e si posizionò di fronte al padre di Maya.

    Marco e Maya si guardarono costernati: ma cosa aveva intenzione di fare? Un’altra scenata, forse?

    “Eva, senti…” provò a dire Marco

    Eva gli sorrise:

    “Tranquillo, Marco, voglio solo fare una chiacchierata con il padre di Maya” e si rivolse di nuovo a quest’ultimo, “Io capisco quello che prova: sua figlia è una persona speciale e lei non vorrebbe darla via a nessuno che non sia più che degno. Mi creda, la capisco perfettamente” e guardò fugacemente Marco, “perché è la stessa cosa che noi proviamo per Marco”

    Il padre di Maya sembrò stupito, ma continuò ad ascoltarla.

    “Vede” proseguì Eva, “capisco che ad una prima occhiata, Marco può sembrarle un ragazzo ordinario, come tutti gli altri, ma le assicuro che non è così” e sorrise ancora di più, “perché Marco è un principe”

    I genitori di Maya la guardarono come se fosse impazzita.

    “Be’, non intendo dire un principe nel senso tradizionale, ovviamente” continuò lei, “ma è un principe nel senso più vero di questa parola, nel senso che tutte le donne che sognano il loro principe azzurro intendono: è uno che sa trasformare il mondo che lo circonda in poesia e regalarlo alla donna che ama…è uno che saprà colorare la vita di vostra figlia di tutti i colori dell’arcobaleno e lei non si pentirà mai di averlo scelto, ve lo posso assicurare”

    “Veramente, a noi risulta che abbia avuto una figlia con un’altra donna e che non sia andata molto bene”

    Eva ebbe qualche difficoltà a rispondere, ma fece un respiro profondo e andò avanti:

    “Non era quella giusta…non era abbastanza speciale per lui” continuò quasi in un sussurro, “In fondo, io l’ho sempre saputo che lui meritava di più” alzò gli occhi e guardò Marco e Maya “Meritava una principessa”

    Fu una fortuna che i genitori di Maya erano troppo rapiti dal discorso di Eva per poter guardare Marco in faccia. Altrimenti, si sarebbero accorti che il ragazzo era sì innamorato, ma non della loro figlia.

    Marco guardava Eva stupefatto, con gli occhi sbarrati, non riuscendo a credere a quello che sentiva.

    Amore, ma cosa dici? Tu non sei abbastanza speciale per me? Io merito di più? Ma più di cosa, più di te? Io non voglio di più…io voglio te, soltanto te. Possibile che tu non te ne accorga?

    Intanto, Eva continuava a parlare:

    “Sapete che vostra figlia voleva scappare via e far perdere le sue tracce? E lui l’ha rincorsa alla stazione e le ha chiesto di sposarlo lì, sui binari del treno: è più di quanto abbia mai fatto per quell’altra donna. Questo vi dovrebbe pur dire qualcosa…”

    Gli dice solo che sono un idiota, un vigliacco, che combatte solo per le cose a cui non tiene davvero

    Eva si alzò:

    “Be’, ho abusato fin troppo della vostra cortesia. Vi prego, pensate a quello che vi ho detto. E ora, se volete scusarmi, torno al mio tavolo”

    Dove, di nuovo dal polipo?

    “No!” urlò Marco.

    Tutti si girarono a guardarlo stupefatti, compresa Eva.

    Marco non sapeva cosa fare: non poteva lasciarla andare, ma non poteva neanche tradire la promessa che aveva fatto a Maya…

    “Eva, aspetta un attimo…voglio che ascolti anche tu quello che ho da dire” guardò il padre di Maya negli occhi, “Quello che vi ha detto mia sorella non è affatto vero: io non sono un principe, sono un idiota e alla donna che amo non ho regalato il mondo, le ho solo fatto del male” esitò un attimo, “La verità è che io e Maya ci siamo lasciati…”

    Maya spalancò gli occhi, spaventata: non aveva mica intenzione di dire la verità?

    “È stata lei a lasciarmi, perché…perché io l’ho tradita”

    “Che cosa??” Il padre di Maya quasi cascò dalla sedia.

    Marco continuò, sperando con tutto il cuore che una certa persona capisse quello che realmente voleva dire:

    “Avevo scritto una stupidissima canzone e sembrava che piacesse a tutti, tranne che a lei. E io…be’, quando lei non crede in me, io mi sento perso, come se stessi affogando…e mi sono aggrappato alla prima boa di passaggio…”

    “Quindi, magari, è colpa di mia figlia!”

    “No! No, è colpa mia, solo mia! Sono stato presuntuoso…credevo di essere sul punto di perderla e volevo dimostrare a me stesso che potevo farcela anche senza di lei. E così, l’ho persa davvero… credevo di averla persa per sempre, ma oggi” guardò Eva di sfuggita, “oggi, mentre vi parlava di me, ha detto delle cose che…io vorrei tanto sapere se le pensa davvero, o se l’ha detto solo per convincervi che io ero quello giusto”

    “E questo cosa cambia? Tu l’hai comunque tradita, non sei degno di lei”

    “Cambia tutto, perché io per lei posso esserlo! Posso essere un principe, per lei, solo per lei!”

    Marco si guardò intorno, in cerca delle parole giuste per spiegarsi. Lo sguardo gli cadde sulla finestra:

    “Ecco, vedete fuori dalla finestra? È soltanto una strada di città, con i negozi, i marciapiedi, le macchine…niente di speciale. Eppure, in questo momento, illuminata dal sole al tramonto, sembra quasi un posto magico: le macchine sembrano fluttuare nell’aria, sui marciapiedi sembra che si sia posato un manto dorato…persino i visi delle persone sono tinti di rosa” Fingendo di guardare dalla finestra, poteva vedere il viso di Eva riflesso nel vetro e guardarla negli occhi, “È questo che tu sei per me” disse, sussurrando, “prima di conoscerti, io ero soltanto un ragazzo qualunque: sei tu che mi hai fatto diventare un principe, sei tu che hai portato la poesia nella mia vita”

    Amore, ti prego, capiscimi: sto parlando di te, lo sai, vero?

    “Una volta mi hai detto che ti sei innamorata di me per i miei occhi, per le cose che vedevo intorno a me: be’, sei stata tu a darmeli, quegli occhi. Te lo ricordi lo stereoscopio, che ti piaceva tanto? Sei tu che mi hai dato l’idea, sei tu che parlavi di com’erano belli i tramonti a Roma” Marco aveva le lacrime agli occhi, mentre parlava…e anche Eva, mentre lo ascoltava, “Senza di te, io non sono nessuno…con te accanto, divento un principe”

    Il padre di Maya sembrava colpito, ma non era ancora convinto

    “Be’, ragazzo, sembri davvero innamorato…però, quello che hai fatto rimane. E poi, cosa vuoi dire, che se ti lascia troppo da solo, potresti rifarlo?”

    Marco scosse la testa:

    “No, no, non è lei che non deve lasciarmi da solo…lei deve solo splendere, come ha sempre fatto. Sono io che adesso so che non devo più allontanarmi da lei, se voglio che ci sia luce nella mia vita”

    Maya prese la palla al balzo:

    “Marco si trasferirà in India, se mi costringerete a sposare Rajiv”

    Suo padre sbiancò: non credeva proprio che il promesso sposo sarebbe stato contento di avere uno spasimante di sua moglie nei paraggi. Si rivolse a Marco:

    “Ragazzo, ma sei sicuro di voler buttare via la tua vita in questo modo?”

    Marco sorrise tristemente:

    “La mia vita ha senso solo se sono vicino a lei…anche se lei non mi volesse più”

    Eva, alla fine, trovò la voce per parlare:

    “Forse, dovresti chiederlo a lei se ti vuole ancora”

    Finalmente…finalmente aveva una scusa per guardarla davvero negli occhi. Si girò verso di lei:

    “Glielo sto chiedendo adesso”

    Rimasero a guardarsi per secondi interminabili. Per fortuna, i genitori di Maya erano troppo preoccupati per accorgersene. Il padre si rivolse a sua figlia:

    “Certo, se lui ti seguisse fino in India, la situazione sarebbe davvero incresciosa” la guardò negli occhi, “Anche peggio di rompere la promessa di matrimonio…Tesoro, ma tu sei sicura di voler rimanere qui?”

    Maya gli sorrise, affettuosamente:

    “Sì, papà. Sono sicura”

    Il vecchio rajah aveva gli occhi lucidi:

    “Be’, noi domani prenderemo l’aereo per tornare a casa. Se tu vorrai venire con noi, ne saremo lieti, altrimenti…resta qui e sii felice, figlia mia”

    Maya lo abbracciò e gli diede un bacio:

    “Grazie, papà. Vi accompagno in albergo”

    Si alzò e si avviò verso l’uscita, insieme ai suoi genitori. Mentre andavano, si girò verso Marco e mormorò un “Grazie” a fil di labbra.

    Marco ed Eva erano rimasti soli. Luca, il polipo calabrone, aveva già capito l’antifona da tempo e si era dileguato.

    All’improvviso, Marco aveva perso tutto il suo coraggio e non riusciva più a guardare Eva negli occhi.

    Anche Eva era emozionata, e le ci volle un po’ per riuscire a parlare:

    “Hai detto delle cose bellissime”

    “Era solo la verità” disse lui, sempre con gli occhi bassi.

    “Mi hai fatto sentire…unica”

    Marco alzò gli occhi di scatto:

    “Ma allora non hai capito niente! Tu non hai bisogno che io ti faccia sentire unica, tu…tu lo sei”

    Eva sorrise e si avvicinò a lui, gli prese la mano e lo portò fuori.

    Quando furono in un posto più appartato, gli prese il viso fra le mani e disse, commossa:

    “Sì”

    “Cosa?” chiese Marco, confuso.

    “Prima, mi hai chiesto se ti volevo ancora” sorrise, “È a me che lo stavi chiedendo, no?”

    Marco sentì un groppo in gola: non sapeva se credere o meno a quello che stava succedendo.

    “Certo che lo stavo chiedendo a te” sussurrò

    Eva si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio:

    “Be’, la mia risposta è sì” e cominciò a baciargli il viso, piano, ripetutamente, scendendo giù dall’orecchio fino ad incontrare le labbra.

    Marco cominciò a tremare. Aveva paura: era già successo prima, si erano baciati, si erano stretti l’uno all’altra e avevano creduto di essersi lasciati tutto il dolore alle spalle. Ma era stata soltanto un’illusione.

    E se fosse successo di nuovo? Se lei, domani, avesse capito di non essere felice e lo avesse lasciato ancora una volta? No, non ce l’avrebbe fatta stavolta a rimettersi in piedi.

    Non poteva, non doveva illudersi.

    Ma lei era la sua Eva, e in quel momento era stretta a lui e lo stava baciando. Poteva sentire i suoi capelli fra le dita, assaporare il gusto della sua pelle…Marco era troppo innamorato per poter resistere.

    Domani si sarebbe svegliato e la realtà lo avrebbe investito in tutta la sua durezza…ma per adesso, si lasciò travolgere dal sogno.

    Quella sera, fecero l’amore.

    Eva era un fiume in piena: continuava a baciarlo, ad accarezzarlo, con un ardore reso più intenso dai lunghi mesi in cui erano stati lontani. Dio, quanto le era mancato! Nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo. Era troppo che aspettava...aveva fame di lui e voleva soddisfarla il più presto possibile.

    Ma Marco non la pensava allo stesso modo. Aveva ancora paura del domani e voleva gustarsi il suo sogno il più a lungo possibile. Voleva guardarla fino a che gli occhi non gli avrebbero fatto male, accarezzarla piano, baciare ogni centimetro della sua pelle.

    Eva fece l’amore come se fosse la prima volta, Marco come se fosse l’ultima.

    Quando raggiunsero l’apice, Marco la strinse forte a sé e quasi singhiozzando, disse:

    “Ti amo, sei l’unica per me” pregando che lei gli credesse.

    Alla fine, si addormentarono…anzi, lei si addormentò.

    Lui continuò a guardarla dormire, sperando che la notte non finisse mai.

    Quando il sole cominciò a fare capolino dalle fessure della persiana, Marco capì che il sogno era finito.

    Fra poco, lei si sarebbe svegliata e lui avrebbe dovuto affrontare la realtà. Si avvicinò a lei piano, per poter ancora sentire il profumo dei suoi capelli, ma senza toccarla, per paura che si svegliasse.

    La vide stiracchiarsi e sbattere gli occhi un paio di volte, prima di aprirli.

    Marco sentì lo stomaco stretto in una morsa, mentre il cuore saltava un battito.

    No, ti prego, non ancora! Dormi ancora un po’, solo un po’…

    Eva aprì gli occhi e lo guardò per qualche secondo, mettendolo a fuoco…poi, sorrise.

    La morsa allo stomaco si sciolse come d’incanto, mentre le lacrime gli inondavano gli occhi: era tornata, era sua, il sogno era diventato realtà.

    Eva gli asciugò le lacrime con le dita:

    “Che fai, piangi? Che c’è che non va?”

    Marco scosse la testa, mettendoci qualche secondo per ritrovare la voce:

    “Niente…non lo sai quanto mi sei mancata”

    Eva sorrise ancora:

    “Adesso sono qui” e lo baciò.

    Già, era proprio lì, la sua Eva, il suo sole al tramonto, il suo oceano dietro al vicolo.

    Era lì, accanto a lui.

    Per sempre.

    FINE



    Ecco, questo è il mio personale contentino, fatto su misura per me.
    Non è perfetto, mancano un sacco di cose, le canzoni di Marco, tanto per dirne una, e soprattutto mancano gli altri personaggi che hanno reso "I Cesaroni" quelli che tutti noi amiamo: per quanto Marco&Eva siano i miei preferiti, non ho mai pensato che i Cesaroni si esaurissero con loro.
    A differenza di John, non mi sono basata sul materiale che gli autori avranno realmente a disposizione, ma solo sui miei desideri: una cosa del genere in TV non potrebbe mai andare in onda, perché presupporrebbe la presenza della Mastro per almeno 3 o 4 episodi, cosa che sappiamo non avverrà.
    Il mio scopo, comunque, non era di mettermi nei panni degli autori, ma di provare a ripristinare la favola che hanno distrutto nella quarta serie...e che seppelliranno nella quinta -_-
    Spero di esserci riuscita, almeno un po' ^_^
    Grazie a tutti e arrivederci al prossimo embolo! :257:

    Per Checca (quando leggerà): hai visto a cosa mi serviva Maya? Alla dichiarazione d'amore in codice! :asd:
     
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71 replies since 16/1/2012, 16:28   3570 views
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