Silenziosa possibilità

Raccontino

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  1. bella'mbriana
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    Ciao ragazzi, sono in pieno furore creativo, non riesco a smettere di scrivere! :P
    Il penultimo capitolo è in fase di stesura, nel frattempo vi posto il terzo.
    Buona lettura! ^_^


    Capitolo 3

    L’incidente



    Marco correva a perdifiato lungo i corridoi dell’Ospedale, con il cuore che gli andava a mille e la testa che gli bruciava.

    In quell’Ospedale ci aveva passato il giorno più bello della sua vita, quando era nata sua figlia.

    Ma anche il più brutto, quando era morta sua madre.

    E adesso, adesso…

    No, non può succedere di nuovo, non deve!

    Spalancò la porta della sala d’attesa davanti al blocco operatorio con una tale foga che tutti scattarono in piedi al suo arrivo.

    Mimmo gli si gettò fra le braccia, piangendo. Anche Alice e Rudi corsero verso di lui, quasi come se lui, magicamente, con la sua sola comparsa, potesse rimettere a posto le cose.

    I suoi fratelli più piccoli si stringevano a lui in cerca di forza, di quel punto di riferimento che gli mancava.

    Ma io non ce la faccio, papà! Ho ancora bisogno di te!

    Zio Cesare ed Ezio giacevano accasciati sulle panchine, Pamela e Matilde si stringevano forte a Cesare, provando a dargli conforto, mentre Stefania camminava su e giù come un leone in gabbia.

    È a lei che Marco si rivolse:

    “Ma che è successo?”

    A Stefania tremava la voce:

    “Stava andando alla vigna e sul raccordo…un camion ha sbandato e ha preso in pieno il furgoncino”

    “E lui come sta?”

    Stefania scosse la testa:

    “Non lo sappiamo ancora, Marco, non lo sa nessuno. L’hanno portato in sala operatoria, ha dei traumi multipli…”

    Rudi intervenne, singhiozzando:

    “Hanno detto che è grave, non lo sanno se ce la farà…”

    Stefania intervenne, dura:

    “Non le devi neanche pensare certe cose, Rudi! Tuo padre è forte, vedrai che supererà anche questa”

    Marco diede una pacca dietro la testa di Rudi e lo abbracciò forte.

    “Andrà tutto bene, vedrai…”

    Alice tirò fuori il cellulare:

    “Io chiamo la mamma”

    Ma Stefania glielo prese di mano:

    “Che chiami? Vuoi farla morire?”

    Marco accarezzò la testa ad Alice:

    “Stefania ha ragione…aspettiamo prima che esca dalla sala operatoria”

    Lucia era a Berlino, ad accompagnare i ragazzini delle medie in gita scolastica.

    Zio Cesare si coprì il viso con le mani e scoppiò in singhiozzi:

    “Ma perché non ci sono andato io alla vigna, perché?”

    Pamela cercava inutilmente di calmarlo:

    “Dai Ce’, nun fa così, vedi che fra un po’, esce er dottore e dice che va tutto bene”

    Ma Cesare proprio non voleva saperne di smettere e, come se non bastasse, ai suoi lamenti si aggiunsero quelli di Ezio.

    Marco cominciava ad averne piene le scatole. Non gli avevano mai dato troppo fastidio le intemperanze dei due compagni di disavventure di suo padre, anche nei momenti meno opportuni, ma di solito, c’era appunto suo padre a fare da cuscinetto…suo padre c’era sempre, per qualsiasi cosa: una roccia, l’unica di tutta la sua vita.

    E adesso si ritrovava con quei due che si comportavano peggio di due bambini dell’asilo, Lucia che non c’era, Stefania che, per quanto si sforzasse, non poteva comunque sostituirla, i suoi fratelli nel panico totale e tutti che lo guardavano, come aspettando che lui prendesse in mano le redini della situazione…quando l’unica cosa che aveva voglia di fare era mettersi in un angolo a piangere o a pregare, o entrambe le cose.

    Fece comunque il suo dovere: consolò zio Cesare, diede una pacca sulla spalla ad Ezio, si tenne stretti i suoi fratelli, facendo finta di essere forte…ma dentro, aveva una voglia di urlare contro tutto e tutti, di spaccare qualcosa, di piangere anche lui come un bambino.

    Ma perché non sparite, tutti quanti? Lasciatemi solo, lasciatemi solo a piangere e ad urlare. Papà, dove sei? Io non sono forte come te, non ce la faccio…mamma, ti prego, diglielo anche tu che non è ancora il momento di raggiungerti. Non posso perdere anche lui, non adesso!

    I visi smarriti dei suoi fratelli gli ricordarono però che non era il momento di lasciarsi andare. Per cui, ricacciò indietro il groppo che si era formato in gola e continuò a fare quello che tutti si aspettavano da lui.

    Le ore passavano lente, interminabili, ma la porta della sala operatoria non si apriva. Ad un tratto, si aprì quella del corridoio ed entrò Maya.

    Marco provò quasi un senso di fastidio nel vederla: per la prima volta, la sua presenza in mezzo alla sua famiglia lo colpì come quella di un’estranea, una che non c’entrava niente con loro…una che è bello avere accanto nei momenti buoni, ma che è superflua, o anche d’impaccio, in quelli cattivi.

    Si sentì in colpa per questi sentimenti: in fondo, Maya era andata lì solo per aiutarlo, perché pensava che lui avesse bisogno di lei…ma lui aveva soltanto bisogno di starsene da solo. E poi, proprio non ce la faceva in questo momento ad affrontare anche lei, tutta la storia del matrimonio saltato, dei principi indiani…ma che andassero a farsi impiccare tutti, i principi indiani, lui rivoleva indietro suo padre!

    Così, si rivolse a lei quasi con asprezza:

    “Marta dove l’hai lasciata?”

    Maya sussultò, al tono di Marco, ma subito si riprese: in fondo era normale che fosse nervoso.

    “C’è Gabriella con lei…io ho pensato che tu potessi aver bisogno…”

    A Marco fu risparmiata l’incombenza di doverle rispondere, perché proprio in quel momento il chirurgo uscì dalla sala operatoria.

    Tutti gli furono addosso in un attimo:

    “Com’è andata?”

    “Come sta?”

    “Ce la farà, vero?”

    Il chirurgo ci mise un po’ a trovare il tempo di parlare:

    “L’operazione è andata bene, ma il trauma cranico che ha ricevuto ha causato un’ematoma epidurale. Noi l’abbiamo rimosso, ma non possiamo essere sicuri che non ci siano conseguenze, finché non si risveglia”

    “Che significa, che conseguenze?” zio Cesare era agitatissimo

    “Conseguenze sulle funzioni cerebrali…”

    “Ma che volete dì, che mi fratello diventerà n’invalido?”

    Marco ritenne opportuno intervenire:

    “Zio, ti ha appena detto che non ce lo può dire, ancora”, poi, rivolgendosi al dottore, “Ma comunque, è fuori pericolo, vero?”

    “Mi dispiace, ma non posso sciogliere la prognosi fino a domattina”

    “E perché, ha fatto un voto, che non può sciogliere…”

    Stefania diede uno scappellotto a suo marito:

    “Ezio, e statte zitto per una volta!”

    Marco si rivolse di nuovo al chirurgo:

    “Possiamo vederlo?”

    Il chirurgo scosse la testa:

    “È in Terapia Intensiva, potrete guardarlo solo attraverso un vetro” guardò la folla di persone con espressione significativa, “e comunque, non tutti…qui, possono restare al massimo due persone, gli altri dovranno andarsene” e detto questo, si dileguò.

    Marco si girò verso gli altri:

    “Vabbe’, qui resto io…voi andate a casa, appena so qualcosa vi chiamo” disse, mentre dava un buffetto a Rudi e un bacio sulla testa a Mimmo.

    “Io voglio restare con te”

    “No Rudi, preferisco che tieni d’occhio Mimmo, veramente”

    Rudi annuì di malavoglia.

    “E ce rimango io con te” disse zio Cesare.

    Sì, solo te me ce manchi, e poi mi suicido.

    “No zio, tu devi pensare alla tua famiglia, preferisco restare qui da solo, sul serio…”

    “Vabbe’” annuì Cesare, poco convinto.

    Si avviarono tutti verso l’uscita.

    “Stefania!” chiamò Marco

    Stefania gli rispose subito:

    “La avverto io Lucia, non ti preoccupare”

    Marco sorrise, grato all’unica persona che sembrava capire le cose al volo. Mentre gli altri uscivano, si lasciò cadere su una sedia, le mani sugli occhi, raccogliendo le forze per andare dentro a vedere suo padre. Quando alzò la testa, si trovò davanti Maya.

    “E te che ci fai ancora qui?”

    “Resto con te…”

    Oddio, no! Ma lo volete capire o no che voglio starmene da solo?!

    Si sforzò di sorridere:

    “Grazie, lo apprezzo molto, davvero…ma preferisco che tu stia con Marta. Se si sveglia e non mi trova, si spaventerà…puoi farmi questo favore?”

    Maya annuì:

    “Va bene, come vuoi” si chinò a dargli un bacio sulle labbra e uscì.

    Marco sospirò di sollievo, poi si fece coraggio e si avviò verso la Terapia Intensiva.

    Con le mani appoggiate al vetro divisorio, guardava suo padre, pallido e inerme in un letto d’Ospedale. Quand’era piccolo, credeva che suo padre potesse sollevare il mondo con una mano, che niente fosse impossibile per lui. La morte della madre gli rivelò bruscamente che c’erano cose che neanche il suo papà poteva evitare…ma in fondo al cuore, aveva sempre pensato che suo padre fosse una specie di supereroe, con qualche punto debole, certo, ma in fondo imbattibile. Poi c’era stato l’infarto, e anche quella convinzione era vacillata.

    Però ce l’hai fatta a superare l’infarto, papà…e ce la farai anche adesso. Vero che ce la farai? Devi farcela, papà!

    Con la vista annebbiata dalle lacrime, che finalmente erano libere di scendere, rimase a contemplare suo padre per molto tempo, finché le gambe non gli fecero male e la testa non cominciò a girargli.

    Allora, ritornò in sala d’attesa e si lasciò crollare di nuovo su una sedia. Era riuscito a rimanere da solo, finalmente, ma non si sentiva molto meglio. Certo, era un sollievo non dover fingere una forza che non provava, ma si sentiva comunque perso, come una barca alla deriva, come un cucciolo sperduto…avrebbe dato non so cosa per sentire la voce di suo padre che lo rassicurava, che gli diceva che sarebbe andato tutto bene. Ma suo padre era in un letto d’ospedale e non poteva rassicurarlo.

    Non avrebbe saputo dire quanto tempo era rimasto immobile su quella panca, prima di sentire la porta del corridoio che si apriva.

    Allora, alzò gli occhi e la vide.

    Dapprincipio, pensò si trattasse di un’allucinazione. In fondo, non era la prima volta che gli capitava, anche se era da un po’ che non gli succedeva più. Con un gesto automatico, si stropicciò gli occhi e guardò di nuovo verso di lei.

    Eva sorrise, capendo cosa gli stava passando per la testa e disse, semplicemente:

    “Ciao, Marco”

    “E..Eva…che ci fai qui? Non dovresti essere a Tunisi?”

    Eva fece una smorfia:

    “Sono tornata con un po’ di anticipo, poi ti spiego. Quando sono arrivata a casa, Alice mi ha detto quello che è successo”

    Marco annuì, senza parlare. Eva proseguì:

    “Senti…mi ha detto anche che volevi startene da solo, perciò non preoccuparti, me ne vado subito. Sono passata solo per vedere se avevi bisogno di qualcosa…non lo so, un caffè, un po’ d’acqua. C’è qualcosa che posso fare per te?”

    Marco avrebbe voluto dirle “No grazie, non mi serve niente”, anzi, aprì la bocca proprio per dirle questo. Fu solo davanti all’espressione esterrefatta di Eva, che si rese conto di aver detto tutt’altro:

    “Resta qui…resta qui con me, ti prego”

    Eva spalancò gli occhi per la sorpresa, ma si riprese subito, fece cenno di sì con la testa e si sedette accanto a lui. Da lì, a prendergli la testa fra le mani e appoggiarla sulla sua spalla, mentre gli carezzava i capelli, il passo fu breve. In quel momento non importava né il tradimento, né i lunghi mesi lontani. Eva non stette lì a chiedersi se quel momento avesse un significato, o quali potevano essere le implicazioni: lui aveva bisogno di lei e tanto bastava.

    Neanche Marco si chiese perché aveva mandato via la sua fidanzata, la donna che solo poche ore prima era sul punto di sposare, mentre aveva praticamente supplicato la sua ex di restare con lui. Sapeva solo che la sensazione di abbandono, di essere alla deriva, era scomparsa e la sua barca aveva finalmente trovato il suo porto sicuro.

    Aveva mandato via tutti, credendo di aver bisogno di stare da solo.

    Invece, aveva soltanto bisogno di lei.


    Ve l'avevo detto che la musica sarebbe cambiata!
    Bye-bye, Maya! È tornata la legittima proprietaria! :asd:
    Spero vi sia piaciuto...alla prossima! :253:

     
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  2. delia_73
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    Laura.... :uhm: :uhm: :uhm: bello bello bello brava :280: :280: povero Giulio spero che si rimetta presto i suoi figli hanno ancora bisogno di lui tvb.
    Finalmente Eva è tornata :rolleyes: :rolleyes: l'unica persona in grado di stare vicino a Marco :wub: :wub:.

    Aspettiamo il seguito e :280: :280: :280: ancora :) :)
     
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  3. jameskirk88
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    :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:

    Altri commenti sarebbero superflui... mi piacerebbe solo sapere perchè persone che scrivono per passione nel loro tempo libero riescano a staccare di dieci spanne chi invece lo fa per lavoro e profumatamente pagato... :286: :286: :286: .. smaltita la frecciatina che non potevo evitare :255: :255: .. il capitolo è PERFETTO, la voglia di solitudine di Marco, di vivere da solo il dolore e l'angoscia per quello che è successo a Giulio... un dolore che non può condividere con nessuno che non sia la sua onda perfetta :uhm: :uhm:

    COMPLIMENTI :280: :280: :280:
     
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  4. Bunny88
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    CITAZIONE (jameskirk88 @ 22/1/2012, 22:29) 
    :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:

    Altri commenti sarebbero superflui... mi piacerebbe solo sapere perchè persone che scrivono per passione nel loro tempo libero riescano a staccare di dieci spanne chi invece lo fa per lavoro e profumatamente pagato... :286: :286: :286: .. smaltita la frecciatina che non potevo evitare :255: :255: .. il capitolo è PERFETTO, la voglia di solitudine di Marco, di vivere da solo il dolore e l'angoscia per quello che è successo a Giulio... un dolore che non può condividere con nessuno che non sia la sua onda perfetta :uhm: :uhm:

    COMPLIMENTI :280: :280: :280:

    :quoto: :quoto: :quoto: il commento di john! Mi ha tolto le parole dalla tastiera! non vedo l'ora di leggere il seguito! :280:
     
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  5. checca.68.9
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    :280: :280: :143: :143: Brava Laura !! Capitolo bellissimo, solo Eva poteva stare vicino a Marco,ora manca solo che Cesare si svegli e dica "Che è successo ? E chi c'è in Bottiglieria ?" e trovi Lucia al suo fianco :wub: :wub: :wub: la famiglia Cesaroni si e' ricomposta..ci volevi tu perche' succedesse..se aspettiamo i nostri amati autori stiamo freschi.. :286: :286: :286: :286: :( :( :( non vedo l'ora di leggere la faccia che fara' Maya nn appena vedra' Eva... :17: :17: :17: :17: :17:
     
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    Davvero bello e commovente questo capitolo.Hai sviluppato benissimo la storia di Marco.
    Povero Giulio,spero si riprenda presto.Chissà Lucia come reagirà.
    Marco si rende conto che Maya non ci azzecca nulla con lui,addirittura prova un senso di fastidio quando vedere arrivarla in ospedale.
    Invece la presenza di Eva riesce a dargli quella tranquillità e quella forza di cui lui ha bisogno in questo momento
    A proposito,perchè Eva è tornata?
    Non tenerci sulle spine.
    :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280:
     
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  7. bella'mbriana
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    CITAZIONE (marek @ 25/1/2012, 16:19) 
    A proposito,perchè Eva è tornata?
    Non tenerci sulle spine.
    :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280: :280:

    Visto come sono brava? Ti rispondo subito :)
    In questo capitolo, fra le altre cose, si saprà perché Eva è tornata a Roma (non è un gran mistero, in realtà :blink: )
    Mi è venuto un po' più lungo degli altri, ma era un argomento importante e non mi andava di liquidarlo in due parole.
    Mi scuso con quelli che si aspettavano qualche scena fra Lucia e Giulio, ma come ho già detto nell'introduzione al primo capitolo, questa fan-fiction è su Marco ed Eva e tutti gli altri personaggi fanno solo da contorno...non ho né il tempo, né la voglia, né la capacità di scrivere "I Cesaroni 5", vi dovrete accontentare: tanto c'è sempre la FF di John per il resto! :100:

    Vabbe', bando alle ciance e buona lettura!


    Capitolo 4

    Riscoprendo Marta



    Si addormentarono sulla panca, l’uno nelle braccia dell’altra.

    La mattina dopo, Eva non aveva voglia di aprire gli occhi. Era in una posizione scomodissima, aveva qualcosa che le pesava sul petto e la spalliera della panca le stava segando la schiena, ma non si sentiva così bene da…non se lo ricordava neanche più da quanto.

    Quando alla fine, di malavoglia, li aprì, in un attimo capì sia cos’era il peso che le schiacciava il petto sia il motivo del suo benessere: con la testa appoggiata al suo seno, ancora addormentato, c’era Marco.

    Era proprio il suo Marco: con i capelli che gli ricadevano sulla fronte, la bocca semiaperta, l’espressione indifesa di un bambino.

    Eva lo guardava, con il cuore che sembrava quasi scoppiarle nel petto.

    Possibile che non fosse cambiato niente? Il tempo, la distanza…niente di tutto questo era servito. L’effetto che le faceva il solo guardarlo era sempre lo stesso, anzi, era addirittura amplificato dai lunghi mesi di lontananza. Sorrise lievemente, gli scostò i capelli dalla fronte e gli posò un bacio leggero sulla tempia.

    Marco sentì come il tocco di una farfalla sfiorargli la fronte, sorrise, aprì gli occhi e…cos’era, un sogno? Doveva esserlo per forza: lei lo stringeva a sé, lo accarezzava, lo guardava con una dolcezza tale…e lui aveva la testa appoggiata al suo petto, e il viso di lei era così vicino, gli sarebbe bastato sollevare un po’ la testa per…per…

    Il rumore della porta che si apriva fece riscuotere Eva, che si staccò velocemente da Marco, mentre Lucia entrava precipitosamente nella stanza.

    “Marco, come sta?” Si fermò, stupefatta, “Eva! Ma che ci fai qua?”

    Eva si alzò ad abbracciare sua madre, mentre Marco, ancora mezzo intontito, cercava ancora di capire dov’era e perché si trovasse lì.

    “È una lunga storia, poi ti spiego…su Giulio non sappiamo ancora niente, ma il dottore dovrebbe arrivare fra poco”

    Infatti, arrivò proprio in quel momento.

    Marco, ormai completamente risvegliatosi, si precipitò verso di lui, insieme a Lucia

    “I familiari di Giulio Cesaroni?”

    “Sì, io sono la moglie e lui è suo figlio”

    Il medico sorrise:

    “Suo marito si è risvegliato. È ancora un po’ intontito, ma non ha riportato alcuna conseguenza a lungo termine. Fra pochi giorni, potrà tornare a casa”

    Lucia scoppiò a piangere dalla gioia, Marco sentì come un peso enorme che gli veniva tolto dal petto e cominciò a sorridere come un bambino. Si abbracciarono, poi Lucia chiese se potevano vederlo e il medico disse che potevano anche subito.

    Mentre si avviavano, Marco si girò verso Eva: voleva ringraziarla, dirle che non ce l’avrebbe fatta senza di lei…e soprattutto, voleva vedere il sorriso che sicuramente si era disegnato anche sul volto di lei alla buona notizia.

    Ma quando si girò, Eva non c’era già più. Marco sentì come una fitta gelida al cuore…poi si riscosse e andò da suo padre.



    “…E poi ti ho portato Hello Kitty in formato gigante! Ti ricordi che me lo chiedevi sempre?”

    “Non mi piace più Hello Kitty. Ora mi piacciono i dinosauri”

    Marta guardava sua madre con occhi diffidenti, mentre rimaneva accucciata ai piedi della sua baby-sitter. Erano nel salotto di casa Cesaroni, Maya era seduta sul divano, con Marta ai suoi piedi, che si teneva aggrappata con le mani alle sue gambe, quasi come un naufrago si aggrappa ad un tronco in alto mare. Eva era inginocchiata a terra, davanti a lei, e cercava inutilmente di strapparle un sorriso, uno sguardo d’interesse, una parola che non fosse ostile.

    Eva lo sapeva che non sarebbe stato facile. Tranne che per il breve passaggio a Roma prima di partire per la Tunisia, che risaliva comunque a molti mesi prima, era praticamente un anno che non vedeva sua figlia. Non poteva certo aspettarsi che a quell’età sua figlia capisse i motivi che l’avevano tenuta lontana da lei: il tradimento, l’impossibilità di vivere nella stessa città dell’uomo che, nonostante tutto, amava ancora, il desiderio di non strappare sua figlia all’affetto di tutta la famiglia…

    No, non poteva pretendere che Marta capisse tutto questo: ai suoi occhi, il papà era l’eroe che era stato sempre con lei e la madre, la strega che aveva abbandonato entrambi.

    Lo sapeva che non sarebbe stato facile: ma una cosa è saperlo, un’altra vedere gli occhi di tua figlia che ti guardano con odio, vederla stringersi con affetto ad un’altra donna, scoprire che non sai più niente di lei.

    Eva dovette fare uno sforzo immane per trattenere le lacrime che le erano salite agli occhi.

    “Va bene, allora vuol dire che oggi pomeriggio usciamo insieme e andiamo a comprare un bel dinosauro!”

    “Oggi vado in pissina” disse Marta, dura

    “Va bene…allora domattina”

    “Io la mattina vado a cuola”

    Eva dovette distogliere lo sguardo per nascondere le lacrime…a quel punto, Maya provò a intervenire:

    “Vabbe’ dai, ti prenderai un giorno di vacanza! Non sei contenta?”

    “Io non voglio gionno di vacanza!” urlò Marta, poi con rabbia, rivolta alla madre:

    “Non voglio uscire con te! Tu sei cattiva!”

    Eva impallidì. Alice, che aveva osservato tutta la scena dalla porta della cucina, si precipitò verso il salotto:

    “Marta, perché non vai a controllare cosa stanno facendo zio Rudi e zio Mimmo in giardino? Magari stanno preparando una bella sorpresa per quando il nonno torna a casa!”

    “Sì! Pure io soppresa nonno!” si alzò e afferrando Maya per la mano aggiunse:

    “Maya, veni” e si avviarono entrambe verso il giardino.

    Quando furono uscite, Eva si lasciò cadere sul divano con la testa fra le mani. Alice le si sedette accanto e le passò un braccio intorno alle spalle:

    “Devi darle tempo. Vedrai che piano piano…”

    “Preferisce la baby-sitter a me. Se ci vedesse un estraneo, penserebbe che è lei la madre!”

    Alice fece un sorrisetto nervoso e distolse lo sguardo. Eva la guardò intenta:

    “Che c’è? Perché fai quella faccia?”

    “Ecco…c’è una cosa che non sai di Maya. Lei…be’, lei non è solo la baby-sitter di Marta”

    Eva aggrottò le sopracciglia, confusa:

    “Che vuoi dire?”

    Alice esitò, poi fece un grosso sospiro e si decise:

    “Senti, tanto vale che tu lo sappia subito, tanto, prima o poi lo scopriresti lo stesso: Marco e Maya stanno insieme”

    Eva perse d’un colpo il poco colore che le era rimasto:

    “Insieme…insieme?” disse in un sussurro

    Alice annuì:

    “Lei si è praticamente trasferita in mansarda…le sue cose sono ancora da me, però…”

    Eva sorrise, sarcastica:

    “Perfetto! Proprio una bella famigliola felice!”

    “Eva, dai! In fondo, sei stata tu a lasciarlo: avrà pure il diritto di rifarsi una vita, no? Quanto tempo ancora deve continuare a pagare per un unico sbaglio?”

    “E io? Quanto tempo ancora dovrò pagare per uno sbaglio che non ho neanche fatto io?” si mise una mano davanti alla bocca, per soffocare i singhiozzi, poi si alzò e fece per andarsene.

    “Eva, aspetta!”

    Eva si girò e provò a sorriderle:

    “Alice, adesso non mi va proprio di parlare, davvero. Magari più tardi, passi da nonna e ci facciamo un bella chiacchierata, va bene?”

    “Promesso?”

    “Ma certo! Guarda che mi devi raccontare un sacco di cose, sorellina!” le diede un pizzicotto sulla guancia e si avviò di nuovo verso l’uscita.

    Non aveva ancora messo la mano sulla maniglia, che la porta si aprì ed entrò Marco. Per poco non andarono a finire uno nelle braccia dell’altra. Eva sussultò, distolse lo sguardo, mormorò un saluto ed uscì.

    Ma a Marco non erano sfuggite le lacrime che le rigavano il viso…e come sempre, fu come ricevere una pugnalata al cuore. Gli venne anche a mancare la voce per chiamarla: così, restò sulla porta, a guardarla andare via.

    Si riscosse, sentendo la voce di Alice:

    “Allora? Giulio sta bene? Quando torna a casa?”

    Marco fece fatica a distogliere lo sguardo da Eva:

    “Sì..sì, sta bene, torna fra pochi giorni”

    Alice fece un sorriso a trentadue denti:

    “Magnifico! E com’è che tu sembri un cane bastonato?”

    Marco le rispose con un’altra domanda:

    “Perché stava piangendo?”

    Non c’era bisogno di specificare chi…

    Alice decise di dirgli solo una parte della verità…

    “Marta…non è andata molto bene con lei…”

    Marco sospirò e annuì…certo, era per Marta. Come aveva fatto a non pensarci da solo?

    Be’, ci avrebbe pensato lui ad asciugarle le lacrime: anche se non aveva più il diritto di farlo in senso letterale, poteva almeno fare in modo che lei non avesse più motivi per piangere.

    Quella sera, ci fu una bella chiacchierata padre-figlia.

    Nella mansarda, era stata ricavata una cameretta per Marta e, di solito, la bambina dormiva lì. Ma quella sera, Marco la portò a dormire nel lettone insieme a lui. Aveva detto a Maya che voleva restare da solo con sua figlia per parlarle di Eva e lei aveva capito.

    Marco si era sentito lo stesso in colpa, però: non che quello che le aveva detto non fosse vero, ma dentro di sé, sapeva che la chiacchierata con la figlia non era l’unico motivo per cui non voleva dormire con Maya quella sera.

    Marta era contentissima di dormire nel lettone con il suo papà: cominciò a saltare sul letto tutta eccitata, finché Marco, facendo finta di essere un dinosauro, non l’afferrò e la fece cadere su di lui.

    “Adesso basta, papà è un po’ stanco…perché non te ne stai un po’ buona buona sul letto, vicino a me?”

    Marta ci pensò su:

    “Mi racconti una favola?”

    Marco fece finta di lamentarsi:

    “Ma devo sempre raccontartele io le favole? Perché non ne racconti tu una a me?”

    “Ma io sono piccola!”

    Marco doveva ammettere che le argomentazioni di sua figlia avevano una logica stringente:

    “Allora dimmi un po’ che hai fatto oggi…mi hanno detto che hai visto la mamma?”

    Marta fece un viso duro:

    “No”

    Marco la rimproverò:

    “Marta…lo sai che non si dicono le bugie”

    “Zio Rudi e zio Cesare dicono che si possono dire”

    Marco rise e sospirò: fare il padre era già difficile di per sé, se poi ci si metteva pure “l’aiuto” della sua famiglia…

    “Be’, tu devi stare a sentire me, non zio Rudi e zio Cesare…allora, non sei stata contenta di vedere la mamma?”

    Il viso di Marta prese un’espressione triste:

    “No”

    A Marco gli si spezzava il cuore a vederla così. La strinse più forte e le diede un bacio:

    “E perché?”

    “Pecché è cattiva! Non mi vuole bene!”

    “Ma che dici, Marta? La mamma ti vuole un bene dell’anima, lo sai che piangeva quando è andata via?”

    “E allora pecché è andata lontano?”

    Ecco qua…te la sei cercata, Cesaroni. Adesso cominciano le domande difficili…

    “La mamma non voleva lasciarti…è solo che non poteva restare qui”

    “Pecché? L’ho fatta abbiare?”

    “Ma no, tu non hai fatto niente…sono io che l’ho fatta arrabbiare”

    Marta spalancò gli occhi, stupefatta: com’era possibile che il suo papà facesse arrabbiare qualcuno?

    “Pecché?”

    Cavoli, ne aveva sentito parlare del “periodo dei perché”, ma non immaginava che sarebbe stata così dura…

    “È che…ho fatto una cosa brutta. Molto brutta”

    “Hai detto una bugia?”

    “S-sì, anche…ma non solo” Marco non vedeva l’ora che l’interrogatorio finisse.

    Ma la piccola non era dello stesso avviso:

    “Che hai fatto?”

    Marco sospirò, nervoso: e adesso, come glielo spiegava?

    “Ti ricordi il giorno del tuo compleanno, quando sono venuti tutti i tuoi amichetti a casa?”

    Marta annuì

    “E ti ricordi come ti sei arrabbiata quando papà si è messo a giocare con gli altri bambini?”

    Marta si ricordava benissimo, ancora le faceva rabbia:

    “Li abbacciavi e a Gaia hai anche dato un bacio!”

    “Ecco…e tu cosa hai detto?”

    “Che il mio papà potevo baciarlo solo io!”

    Marco rise al ricordo: si era proprio scatenata, per un attimo aveva temuto per l’incolumità della povera Gaia

    “Ecco, brava. Anche la mamma si è arrabbiata per lo stesso motivo”

    “Hai baciato un’altra mamma?”

    Quando si dice usare un eufemismo…ma comunque, la bambina aveva capito il concetto.

    “Proprio così”

    Marta stette un po’ in silenzio, come a riflettere su quello che aveva appena sentito:

    “Ma poi a me hai detto che ero io la tua pincipessa e che mi volevi più bene di tutti. Pecché non l’hai detto anche alla mamma?”

    Marco sentì un dolore alla bocca dello stomaco: magari fosse stato così facile!

    “Gliel’ho detto, ma…ma lei non mi ha creduto” la voce gli si spense in gola: perché faceva ancora così male? Fece un respiro profondo e si rivolse di nuovo a sua figlia:

    “Hai capito? Non devi avercela con la mamma…è stato papà che ha fatto il cattivo, non lei”

    Marta sembrava ancora poco convinta. Marco la accarezzò e continuò:

    “La mamma ti vuole un sacco bene. Pensa un po’ come dev’essersi sentita tutto questo tempo, da sola. Io ho te, tu hai me e tutti e due abbiamo i nonni, gli zii…lei, invece, non aveva nessuno. Voleva portarti via con sé, ma non l’ha fatto proprio perché ti voleva bene: tu saresti stata contenta di stare lontana da me e da tutti?”

    Marta scosse la testa:

    “No…ti voglio tanto bene, papà”

    Marco sorrise, le accarezzò la testa e le baciò la fronte:

    “Anch’io ti voglio tanto bene, proprio tanto tanto…non ce l’avrei fatta a stare senza di te”

    “Allora, la mamma non mi ha portata con lei pecché vuole bene anche a te?”

    Marco si immobilizzò per un attimo: non ci aveva mai pensato prima…e se fosse stato proprio così? Una sensazione di calore gli invase l’animo: possibile che lei…? No, era inutile farsi illusioni.

    “Non lo so…però so per certo che vuole bene a te. Mi prometti che le darai un’altra possibilità?”

    Marta fece segno di sì con la testa:

    “Promesso”

    Marco sorrise:

    “Croce sul cuore?”

    “Croce sul cuore” disse la bambina, facendo seguire il gesto alle parole

    Marco le diede un altro bacio sulla fronte:

    “Brava, piccola. Sei proprio la mia principessa. Adesso, però, è ora di dormire, va bene?”

    “ Va bene”

    Marco chiuse gli occhi, sospirando. Non era stato facile, ma era finita…o meglio, lui credeva che fosse finita.

    “Papà, ma tu vuoi bene alla mamma?”

    Marco spalancò gli occhi, stupefatto: ma non c’era mai fine alle domande difficili di sua figlia?

    Be’, le hai appena detto che non si dicono le bugie, quindi…

    “Sì, piccola. Le voglio molto bene”

    Marta sorrise e non disse più niente. Per il momento, era soddisfatta.



    Eva non aveva dormito granché quella notte. Anzi, non aveva dormito per niente.

    Si era dimessa dall’incarico in Tunisia prima della scadenza, perché non ce la faceva più a stare lontana da sua figlia. E anche perché, un pomeriggio, passeggiando, aveva visto una macchinetta per le foto…ed era scoppiata a piangere.

    Quel giorno aveva capito che il tempo e la distanza non servivano, non sarebbero mai serviti a farle dimenticare Marco: tanto valeva tornare a Roma. Certo, non sarebbe stato facile vivere nella stessa città, ma avrebbe stretto i denti e ce l’avrebbe fatta, sua figlia le avrebbe dato la forza che le mancava.

    Così si era dimessa e aveva preso il primo volo per Roma. Non aveva avvertito nessuno, non sapeva bene perché: forse perché aveva paura di quello che le avrebbero detto, forse aveva già un cattivo presentimento.

    Certo, non si era aspettata di essere accolta col tappeto rosso…ma la realtà era stata ancora più dura di quanto si fosse immaginata. E poi c’era stata anche la fantastica notizia della nuova fiamma di Marco...proprio la ciliegina sulla torta.

    Così, quella mattina, non era proprio dell’umore adatto per apprezzare la colazione che la nonna le aveva preparato in giardino. Stava mangiando svogliatamente uno yoghurt alla pesca, quando all’improvviso udì un trambusto provenire dal cancello.

    Si voltò: erano Marco e Marta che entravano in giardino a passo di carica. La bambina corse ad abbracciare la nonna, mentre Marco tolse lo yoghurt dalla mano di Eva e la fece alzare quasi di peso.

    “Scusa Gabriella, ma noi siamo venuti a sequestrare la mamma, vero piccola?” e fece l’occhiolino a sua figlia.

    “Sì, siamo venuti a questrare!”

    Eva guardò Marco, incredula. Lui le sorrise e sussurrò:

    “Fidati di me”

    Eva si lasciò portare via.

    Passarono tutta la giornata insieme, al parco, il posto preferito di Marco e Marta. Inseguirono le paperelle, giocarono a palla, andarono sulle giostre, mangiarono sul prato…Marta si comportò bene, mantenne la promessa che aveva fatto al suo papà.

    Ma non era facile cancellare un anno di lontananza: Marta non era più ostile, ma c’era sempre una certa distanza, una barriera sottile che le divideva. Eva lo sentiva, e pur non mostrandolo, ne soffriva. A Marco non piaceva vederla così: doveva pur esserci qualcosa che poteva fare!

    La fortuna fu dalla sua parte. Dei bambini stavano giocando a palla vicino a una pozzanghera e, inavvertitamente, schizzarono una ragazza tutta acchittata seduta su una panchina lì accanto. Il danno che le fecero era minimo, ma la ragazza si inviperì talmente che prese loro il pallone e glielo bucò.

    Eva, Marco e Marta avevano assistito a tutta la scena.

    “Papà, la vendetta di Zorro!”

    “Che dice?” Eva era confusa

    “Oh, niente, una cosa fra me e Marta” spiegò Marco, “Quando vediamo un’ingiustizia, ci prendiamo la nostra piccola vendetta, come Zorro”

    Eva era esterrefatta:

    “Ma siete dei criminali!”

    “Vabbe’, adesso, criminali! Una cosa piccola, tipo…secondo me, il vestito si è sporcato troppo poco, vero Marta?”

    “Sì, troppo poco!”

    “No, tu sei pazzo!” Eva non ci poteva credere, “Non avrai intenzione di andare lì a rovinarle il vestito?”

    “No, che dici, non ci penso neanche…”

    “Ah, meno male!”

    Marco fece un sorrisetto furbo:

    “Perché lo farai tu”

    Eva strabuzzò gli occhi:

    “Scordatelo! Io non le faccio, queste cose!”

    Marco le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio:

    “Vuoi riconquistarla tua figlia, oppure no?”

    Ad Eva non serviva altro per convincersi. Fece un respiro profondo, prese la palla dalle mani di Marta e andò diretta alla pozzanghera, gettandovi dentro la palla in modo da imbrattare completamente la ragazza di fango.

    “Ops, scusami, mi è scappata di mano!”

    La ragazza era veramente fuori di sé. Si avventò su Eva come una furia e l’avrebbe scaraventata in acqua se quest’ultima non si fosse spostata. Contemporaneamente, Marta si avventò contro la ragazza:

    “Lascia stare la mia mamma!” e la spinse.

    Normalmente, la spinta di Marta non sarebbe stata sufficiente, ma la ragazza era già in equilibrio precario dopo che Eva si era spostata, e così, andò a finire dritta dritta nella pozzanghera.

    Lo scoppio di ilarità fu generale e i ragazzini di prima fecero anche un applauso.

    Allora, accadde il miracolo.

    Marta corse fra le braccia di Eva, gridando:

    “Mamma, sei come Zorro!”

    Eva la strinse forte a sé, incredula. Aveva le lacrime agli occhi dalla gioia.

    E poi, accadde il secondo miracolo.

    Eva alzò gli occhi verso Marco:

    “Grazie” disse, semplicemente, e sorrise.

    Marco non ci poteva credere: era proprio quel sorriso, il sorriso di un tempo, quello riservato solo a lui, quello che voleva dire “Sei l’unico che mi fa sentire così

    Non seppe mai quanto tempo era rimasto a contemplarla, con un sorriso idiota stampato sul viso: pochi istanti, un minuto, forse un’eternità.

    Non lo sapeva, aveva perso la cognizione del tempo: lei gli aveva sorriso, aveva sorriso proprio a lui!

    Di più, aveva sorriso grazie a lui!

    Aveva di nuovo il potere di renderla felice.

    Si sentiva l’uomo più forte della Terra.


    Vi devo confessare che questo capitolo è il mio preferito fra quelli che ho scritto fino ad ora (anche quelli che non ho ancora postato...oddio, ora faccio pubblicità negativa ai prossimi capitoli :wacko: :wacko: )
    Spero sia piaciuto anche a voi.
    Ho sempre pensato che Marco se la sia cavata fin troppo bene nella quarta serie: praticamente, è stato perdonato senza davvero fare niente per meritarselo...così, ho pensato di farlo cominciare a meritarlo un po' questo perdono!
    Alla prossima! :ciao:
     
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  8. delia_73
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    :66: Marco e Eva sono tornati insieme :spumante: :spumante: :spumante:

    Certo che hai reso quei tre terribili ora si mettono pure a vendicarsi schizzando di fango la gente :17: :17: :17:

    Marta nel periodo dei perchè troppo forte :258: :258:

    :280: :280: aspettiamo il seguito :305:
     
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  9. bella'mbriana
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    CITAZIONE (delia_73 @ 25/1/2012, 18:32) 
    :66: Marco e Eva sono tornati insieme :spumante: :spumante: :spumante:

    Mi dispiace deluderti, deliuccia, ma non sono ancora tornati insieme: diciamo che hanno fatto un bel passo avanti verso il riavvicinamento ^_^
    Il prossimo capitolo, però, ne faranno uno indietro :286: :286: :286:

    Edited by bella'mbriana - 25/1/2012, 19:35
     
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  10. delia_73
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    CITAZIONE (bella'mbriana @ 25/1/2012, 19:15)
    CITAZIONE (delia_73 @ 25/1/2012, 18:32) 
    :66: Marco e Eva sono tornati insieme :spumante: :spumante: :spumante:

    Mi dispiace deluderti, deliuccia, ma non sono ancora tornati insieme: diciamo che hanno fatto un bel passo avanti verso il riavvicinamento ^_^
    Il prossimo capitolo, però, ne faranno uno indietro :111: :111: :111:

    Uffa non si fa così NO cip e ciop divisi :400:

    Io devo ancora finire di scrivere la mia FF tanto per cambiare è un capitolo lungo :17: :17:
     
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  11. bella'mbriana
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    CITAZIONE (delia_73 @ 25/1/2012, 19:31) 
    Uffa non si fa così NO cip e ciop divisi :400:

    Mi dispiace, cara, ma dopo quello che ha combinato, Marcolino se lo deve sudare il perdono -_-
    Non deve riconquistare solo Eva, ma anche me...e io sono piuttosto esigente ^_^
     
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  12. jameskirk88
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    :uhm: :uhm: :uhm: ... un capitolo più bello di un altro, Lauretta.. d'altra parte tu sei bravissima e i tuoi protagonisti ispirano come nessun altro al mondo :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :uhm: :uhm: :uhm:

    - Cip e ciop che si svegliano uno sopra all'altro come ai vecchi tempi :love: :love: :love: ... che stiano insieme o meno, sono sempre una scintilla d'acqua e di elettricità :uhm: :uhm:

    - La prima parte del ritorno di Eva con Marta che l'accoglie così freddamente.. credibile, MOLTO molto credibile... certo ha ragione Marcolino, vedere Eva che piange è proprio una pugnalata... scena bellissima, cmq, molto intensa :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes: .. oddio, il dialogo tra Marcolino e cippina mi sembrava di vederlo... soprattutto quando Marcolino arrancava di brutto cercando di spiegare quello che era successo con Sofia.. alla fine però se l'è cavata più che bene, viste le circostanze :17: :17:

    - La famigliola al parco di nuovo insieme era semplicemente STUPENDA... :uhm: :uhm: :uhm: ... scherzo compreso, davvero esilarante :17: :17:

    Insomma, capitolo ECCEZIONALE... e per quanto riguarda Marcolino che deve farsi perdonare, sfondi una porta aperta.. visto che la serie ovviamente è stata carente di chiarimenti, dialoghi e spiegazioni di sorta, almeno potremo leggerlo qui :255: :255: :255:
     
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  13. checca.68.9
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    :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: :uhm: Capitolo bellissimo Lauretta, Cip e Ciop che ritrovano la vecchia alchimia, e la famigliola al parco,sono troppo belli,ma quanti capitoli dobbiamo aspettare per vedere partire Maya ? :huh: :huh: :huh: :huh: Non si è accorta che ormai è di troppo ? Non ci fare aspettare... :257: :257:
     
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  14. Bunny88
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    Capitolo STRAORDINARIO!!!! ho davvero adorato questo capitolo!!!!! Non vedo l'ora di leggere il seguito!!!! Posta presto!!!
    :280: :280: :280:
    Merita un encomio speciale la scena tra Ciop e Cippina!!!!!! :uhm: :uhm: :uhm:
     
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  15. bella'mbriana
        +1   -1
     
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    CITAZIONE (checca.68.9 @ 26/1/2012, 00:29) 
    ma quanti capitoli dobbiamo aspettare per vedere partire Maya ? :huh: :huh: :huh: :huh: Non si è accorta che ormai è di troppo ? Non ci fare aspettare... :257: :257:

    Checcuccia, Maya non sparisce, mi serve ancora...se no, la FF finisce troppo presto :255:

    A parte gli scherzi, in realtà mi servono i suoi genitori, il perché lo scoprirai nell'ultimo capitolo ^_^
     
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71 replies since 16/1/2012, 16:28   3570 views
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