CALCIO SCOMMESSE, SERIE A NELLA BUFERA

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  1. jameskirk88
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    CREMONA - All’inizio pareva una storia bislacca: il portiere Marco Paoloni che somministra tranquillante ai compagni di squadra della Cremonese per farli perdere.Non era solo una vicenda da disperati del pallone, ma il fischio d’inizio di un’inchiesta che ha scalato le classifiche: il vice capitano della Lazio, Stefano Mauri, e l’ex centrocampista del Genoa ora in forze al Padova, Oscar Milanetto, sono stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. In cella con la medesima accusa Cristian Bertani della Sampdoria. Le manette dovevano scattare anche ai polsi di Giuseppe Sculli, ex laziale ora al Genoa, il gip Guido Salvini non ha accolto la richiesta.

    E ancora: diciannove ordinanze di custodia cautelare, la polizia che con un blitz varca i cancelli di Coverciano, dove la nazionale è in ritiro, per consegnare l’avviso di garanzia a Domenico Criscito, difensore azzurro ora in forza allo Zenit San Pietroburgo. Un ciclone che arriva alla vigilia degli europei e a campionato appena finito. Mentre le bandiere sventolano ancora ai balconi dei tifosi juventini, il tecnico Antonio Conte passa bruscamente dalla gioia scudetto all’incubo giudiziario: è iscritto al registro degli indagati della procura di Cremona per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, secondo quanto riferito da Filippo Carobbio non avrebbe denunciato l’accordo per un pareggio fra Novara e Siena. Perquisizioni anche per Sculli e il presidente del Siena Massimo Mezzaroma, indagato per otto partite quando la squadra era in serie B.

    L’inchiesta della Procura di Cremona puntava in alto ed è arrivata al top, ai campioni d’Italia e agli azzurri, al difensore bianconero e della Nazionale Leonardo Bonucci (indagato) definito senza mezzi termini «corrotto» da Salvatore Masiello, all’ex milanista Kakhaber Kaladze nella lista degli indagati, a un’organizzazione internazionale capace di rinserrare le fila dopo gli arresti degli slavi con il passaggio delle consegne agli ungheresi e in grado raccogliere un monte scommesse imponente. «L’insieme degli atti di indagine - si pensi al numero dei giocatori e delle partite coinvolte e all’esistenza di accordi non solo tra singoli giocatori ma addirittura tra intere squadre - testimonia che l’inquinamento etico del mondo dei calciatori e forse anche di alcuni dirigenti non è stato episodico ma diffuso e culturalmente accettato in spregio ai principi di lealtà sportiva nei confronti dei tifosi innanzitutto», scrive il gip. Perciò «non è sbagliato affermare che trafficanti come Ilievsky o gli ungheresi di Kenesei Zoltan e i loro referenti asiatici non abbiano introdotto il virus della corruzione in un ambiente pulito ma abbiano stimolato, fornito strumenti operativi e moltiplicato scelte di disonestà sportiva già mature: in sostanza abbiano seminato in un campo che era già dissodato e pronto ad accoglierli».

    Tra le partite nuovamente nel mirino spiccano Inter-Lecce del 20 marzo 2001, Lazio-Genoa del 14 maggio e Lecce-Lazio del 22 maggio. Proprio in quest’ultima, si legge nell’ordinanza, gli ungheresi hanno un ruolo di primo piano. Quando Horvath Gabor finisce in carcere racconta che i compagni Gabor Borgulya e Laszlo Schultz «hanno portato con la loro auto in Italia ben 600 mila euro destinati alla corruzione dei calciatori» e parla anche di un «coinvolgimento dei capi dei club, che altri non possono essere che i dirigenti delle squadre».

    Horvath narra di un pomeriggio domenicale a casa di Zoltan Kenesei, «azionista» del sodalizio capeggiato dall’uomo di Singapore Eng Tan Seet: «Zoltan era entusiasta perché «erano arrivati sulla cima», avevano manipolato una partita italiana di serie A».
    Lecce-Lazio, giustappunto. Sulla quale «il Boss» ha scommesso 2 milioni di euro. Tanti soldi per una combine praticamente sicura: «I giocatori di entrambe le squadre - dice Horvath - erano coinvolti nella manipolazione».

    FONTE


     
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0 replies since 29/5/2012, 22:58   67 views
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