Un medico in famiglia

IL CINEMA PIANGE VINCENZO CROCITTI

Se avesse potuto vedere il cordoglio del mondo dello spettacolo e l’ingente numero di amanti del cinema e della tv cui mancherà, Vincenzo Crocitti avrebbe compreso il vuoto lasciato dalla sua morte. Sarebbe stato felice di constatare di aver lasciato nel prossimo, durante i suoi sessantuno anni di vita, un bellissimo ricordo umano e professionale.

Una carriera intensa, divisasi tra cinema, tv e teatro che ne mostravano l’estrema versatilità artistica. Molti colleghi lo ricordano come uno scrupoloso professionista, dotato di un talento che gli permetteva di fronteggiare ogni sfida professionale che gli si presentava. La variegata e numerosa carrellata di personaggi e ruoli che ha interpretato, lo testimonia ampiamente. Nonostante la lunga e debilitante malattia, non ha smesso di lavorare fino all’ultimo, in nome dell’amore che provava per il suo lavoro verso il quale aveva dedicato tutto la sua vita. Lo testimoniano le due pellicole girate in questo 2010.

Negli ultimi anni si era dedicato soprattutto alla televisione dove, in due fiction di successo come “Carabinieri” e un “Medico in famiglia”, mostrava tutta la sua esperienza di attore navigato.

“La sconfinata giovinezza”, film di Pupi Avati, è stata l’ultima pellicola in cui ha preso parte e sarà un omaggio postumo del cinema italiano nei suoi confronti. Inizia a lavorare da giovanissimo, appena maggiorenne, quando nel 1967 esordisce “Nel sole”. Raggiunge la notorietà qualche anno dopo quando, in “Un borghese piccolo piccolo”, interpreta la parte del figlio di Alberto Sordi. Proprio il film del 1977 di Mario Monicelli segnò la sua definitiva maturazione.

Dopo il cinema e la televisione, il suo terzo amore professionale è stato il teatro: ha recitato sul palcoscenico diretto da personaggi del calibro di Giorgio Strheler. Da adesso, dopo la sua scompparsa, quando accenderemo la televisione, ci sentiremo un po’ più soli.