I CESARONI - CAPITOLO IV

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  1. jameskirk88
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    Buon pomeriggio a tutti :D :D :253: :253: Comincia oggi l'ultimo episodio della FF, cominciata ormai nove mesi fà con il ritorno di Marco ed Eva dall'X Tour e proseguita per quindici episodi... visto che ormai mi sono affezionato a questa FF cercherò di concluderla con un episodio che non faccia sfigurare troppo i personaggi della nostra serie preferita, anche se non è sempre facile catturare lo spirito dei personaggi e quello della serie.... questa volta spero di esserci riuscito almeno un po'... è pur sempre l'ultimo episodio, bisogna chiudere in bellezza.... :D :D :D ... dunque, eravamo rimasti a Martina ricoverata in ospedale (dopo la disastrosa festa di Olga.... :258: :258: :258: )... vediamo cosa succederà dopo.... buona lettura a tutti :B): :B): :B): :D :D


    Sempre più Cesaroni





    Casa Cesaroni, 3 maggio 2011, ore 6.30 del mattino...


    Vuoto e oscurità. Erano le uniche cose che riusciva a vedere guardandosi intorno.
    E una voce, in lontananza.
    Non riusciva a capire di chi fosse, anche se era sicuro di averla già sentita da qualche altre parte.
    Anzi, era sicuro di averla sentita molte volte.
    La sentiva, ma non riusciva a capire cosa gli dicesse. Più che un suono, somigliava ad un confuso rumore di fondo.
    Poi divenne più chiara. Lo chiamava. Con un tono rotto dall'emozione.
    «Marco... perchè l'hai fatto...???»
    Marco, guardandosi intorno senza vedere niente: «Chi sei...?? Cosa vuoi...???»
    La voce ripetè, ossessivamente: «Perchè l'hai fatto??»
    Marco, altrettanto ostinatamente: «Chi sei???»
    La voce assunse un tono di moderato rimprovero: «Perchè non l'hai aiutata...???»
    Marco, sospirando: «Mi ha detto un sacco di bugie... come facevo a sapere che su almeno una cosa aveva detto la verità???»
    Il tono della voce cambiò di nuovo. Adesso esprimeva soltanto delusione: «Eri l'unico che poteva aiutarla... è venuta a cercarti perchè non poteva contare su nessun altro, e tu l'hai mandata via....»
    Marco, singhiozzando: «Non potevo fare altro... non sapevo....»
    La voce si abbassò lentamente: «Mi hai delusa Marco... mi hai delusa....»
    Marco, urlando: «Era una bugiarda, come facevo a fidarmi...???»
    La voce, insistente: «Mi hai delusa... delusa....»
    Marco, con la voce rotta dall'emozione: «Mi aveva mentito.... mi aveva mentito.... io... io non potevo fidarmi.... non potevo... come facevo...???»
    La voce ripetette per la terza volta: «Sei la mia più grande delusione....»
    Marco alzò lo sguardo e sgranò gli occhi, come se fosse stato colpito da un proiettile al cuore: «Mamma.... mamma, sei tu.... perchè mi dici questo.... perchè.....»
    Attese la risposta della voce. Che però non ci fu. Adesso oltre al buio c'era soltanto il silenzio.
    Marco, urlando e singhiozzando: «Mamma....mamma ti prego, non te ne andare... non è colpa mia.... non è colpa mia... mamma.... mamma....!!!!!!!!!»



    Le urla di Marco risuonarono in tutta la camera e in tutto il resto della casa, ancora immersa nel silenzio più assoluto. Marco si rigirò violentemente nel letto un paio di volte prima di sobbalzare e di ritrovarsi seduto sul materasso, con gli occhi sgranati, il cuore che ancora gli rimbombava nel petto facendogli quasi male, il fiatone come se avesse appena finito di correre i cento metri in dieci secondi, la fronte calda e madida di sudore come se avesse la febbre a quaranta. Eva era protesa verso di lui, le sue grida soffocate l'avevano svegliata pochi secondi prima di lui.
    Eva, passandogli una mano tra i capelli: «Marco, che cos'hai...?? Ehi Marco... mi stai facendo preoccupare....»
    Marco ci mise qualche secondo per capire che tutta la scena che aveva appena vissuto, era esistita soltanto nella sua mente.
    Era stato solo un incubo.
    Anzi, l'ultimo di tanti incubi. Sette, forse di più, negli ultimi sette giorni.
    Trasse un sospiro di sollievo, e poi prese le mani di Eva tra le sue, cercando di rassicurarla: «Scusa, ti ho svegliata...»
    Eva, avvicinandosi a lui: «Lascia stare che mi hai svegliata.. voglio sapere che cos'hai... ti senti male...??»
    Marco, scuotendo la testa: «No... è stato.... solo un brutto sogno.... un incubo....»
    Eva, passandogli la mano sulla fronte bagnata dal sudore: «Sei sudato fradicio, pallido... respiri a fatica.... non stai bene affatto...»
    Marco sospirò diverse volte: pian piano il calore sulla sua fronte andava diminuendo, il cuore ricominciava a battere regolarmente, l'affanno dei primi attimi successivi al risveglio si stava lentamente disperdendo. Prese dal comò accanto a lui un fazzoletto di carta, asciugandosi la fronte ancora umida, e poi si rivolse di nuovo a Eva sorridendole rassicurante: «Sto bene sto bene... ora sto bene....»
    Eva, accarezzandolo sul volto: «Sicuro...??»
    Marco, annuendo e baciandola piano sulle labbra: «Sicuro...»
    Eva, guardandolo preoccupata: «Non è la prima volta che ti succede....»
    Marco: «Cosa??»
    Eva: «Svegliarti all'alba con la fronte madida di sudore e le pulsazioni di un maratoneta nel bel mezzo della sua corsa... e con lo spavento negli occhi... sarà la quarta volta in una settimana...»
    Marco: «La settima....»
    Eva, mettendogli una mano sulla spalla: «Che ti succede...?? Cos'è che ti preoccupa...??»
    Marco, scuotendo la testa: «Niente....»
    Eva, guardandolo negli occhi: «Marco....»
    Marco: «Si...??»
    Eva, sorridendogli dolcemente: «Le bugie hanno sempre le gambe corte... ma quando sei tu a dirle, le hanno anche più corte del solito...»
    Marco, sorridendo e scuotendo la testa: «Riuscirò mai a nasconderti qualcosa...??»
    Eva, sorridendo maliziosa: «Ne dubito....»
    Marco, annuendo e stringendola a se: «Meno male....»
    Eva: «Martina....??»
    Marco, guardandola negli occhi: «Si....»
    Eva: «E' lei che sogni tutte le notti...??»
    Marco: «Si... cioè no, non lei... in realtà non lo so bene... è tutto molto confuso... ricordo solo una voce che mi rimprovera per non aver fatto abbastanza per lei...» Abbassò lo sguardo, sospirando: «... è la voce di mia madre...»
    Eva, sorridendogli e guardandolo negli occhi: «Marco... non è tua madre... è solo il senso di colpa che ti porti dentro... un senso di colpa sbagliato, perchè tu non hai nessuna colpa per quello che è successo a Martina...»
    Marco: «Vorrei tanto pensarla come te...»
    Eva: «E allora fallo, perchè è così....»
    Marco, scuotendo la testa e alzando lo sguardo: «Lei era venuta da me... era venuta per chiedere aiuto... e io non ho capito niente... niente...»
    Eva, stringendogli forte la mano: «Una persona, una ragazza che non hai mai visto prima d'ora.... viene da te e ti dice di essere anche lei figlia di tua madre che è morta dieci anni fa... io non credo che qualcuno al tuo posto avrebbe reagito in modo diverso da te... io probabilmente avrei reagito molto peggio di te...»
    Marco: «Io l'ho guardata Eva... l'ho guardata negli occhi... quella ragazza era stanca, disperata... spaventata... ma non era una bugiarda... ne sono sicuro, non era una bugiarda... mi ha detto che si era cacciata nei guai, e io non ho voluto ascoltarla... perchè non l'ho ascoltata, perchè...??!!»
    Eva, accarezzandogli i capelli: «Perchè hai sentito solo l'offesa nei confronti di tua madre...»
    Marco, voltandosi verso di lei: «Io non sono più tanto sicuro che lo fosse...»
    Eva lo guardò per un attimo, pensierosa: «Beh, si era davvero nei cacciata nei guai...»
    Marco: «Certo, ma non mi riferivo solo a quello....»
    Eva: «Pensi davvero che quella ragazza sia... tua sorella...??»
    Marco, sospirando: «Lei disse sorellastra... sembrava che lo volesse sottolineare....»
    Eva, annuendo: «Sorellastra... Marco, io non ho mai visto questa ragazza, a parte una volta attraverso il vetro della sua stanza in ospedale... non le ho mai parlato, e quindi non posso dirti con certezza se sia una pazza, una bugiarda, una mitomane, o semplicemente una persona che ha bisogno di aiuto...»
    Marco, alzando lo sguardo: «... o se dicesse la verità....»
    Eva: «E' assurdo Marco, non ha senso....»
    Marco, sorridendo verso di lei: «Assurdo...?? La giornalista che ha smascherato il mostro della spiaggia e distrutto la maledizione della villa sugli scogli dopo cinquant'anni pensa ancora che possa esistere qualcosa di impossibile...?? Si, è assurdo... però sento che potrebbe anche essere così...»
    Eva sorridendo: «La maledizione della villa in confronto a quello che dice Martina sembra quasi un trattato scientifico...»
    Marco, sospirando: «Non sarebbe la prima volta...»
    Eva: «Forse no... ma a me, nella migliore delle ipotesi, sembra una storia assolutamente incredibile.. e nella peggiore... beh, lo sai...»
    Marco: «Ma perchè si sarebbe dovuta inventare una storia così assurda??»
    Eva: «Per farsi aiutare...»
    Marco, scuotendo la testa: «E tu per farti aiutare da qualcuno gli racconteresti una cosa del genere...?? Col rischio di sentirti rispondere come io ho risposto a lei..?? Andiamo, sarebbe una cosa da....»
    Eva: «... pazzi??»
    Marco: «Si....»
    Eva: «Chi ti dice che non lo sia veramente??»
    Marco, scuotendo la testa sconsolato: «Non lo so... è difficile da spiegare... ho rivisto quella scena non so quante volte nell'ultima settimana.. la sua voce, il suo sguardo.... non erano quelli di una squilibrata....»
    Eva, sospirando: «Marco.... se pensi che ci sia un dubbio, c'è solo un modo per togliertelo definitivamente...»
    Marco: «Quale??»
    Eva: «Fare quello a cui stai pensando da una settimana... devi parlare di nuovo con lei...»
    Marco, annuendo: «Si... aspettavo che uscisse dall'ospedale....»
    Eva: «Doveva uscire ieri, se non ricordo male....»
    Marco: «Si... doveva uscire ieri....»
    Eva: «Ed è uscita??»
    Marco: «Penso di si... non ho controllato....»
    Eva: «Tu ce l'hai un dubbio??»
    Marco la guardò per qualche secondo, pensieroso. Ripensò a tutto quello che gli aveva detto quella perfetta sconosciuta all'uscita dal Rock Studio, a come glielo aveva detto... alla sua faccia, ai suoi occhi, alla sua espressione. Alle inflessioni della voce.
    E all'ultima immagine che aveva di lei. Rannicchiata in quel letto d'ospedale, chiusa in se stessa e nel suo silenzio che non aveva voluto rompere neanche quando Marco era arrivato in ospedale.
    Marco si voltò verso Eva, annuendo lentamente con la testa: «Si... un dubbio ce l'ho...»
    Eva, annuendo: «Allora te lo devi togliere... non puoi rimanere nel dubbio... ti fa solo male...»
    Marco: «A me fa male soltanto il non averla aiutata quando la potevo aiutare...»
    Eva: «Magari sarebbe successo anche se tu l'avessi aiutata...»
    Marco, scuotendo la testa: «Non credo proprio....»
    Eva, alzando lo sguardo: «Ne hai parlato con Giulio??»
    Marco, voltandosi sorpreso verso di lei: «Di che...??»
    Eva: «Di lei...»
    Marco: «No... perchè avrei dovuto farlo??
    Eva, sorridendo: «C'è una ragazza che sostiene di essere tua sorella Marco... mi sembra evidente il perchè...»
    Marco: «Sorellastra....»
    Eva: «Va bene, però... quanti anni hai detto che ha questa Martina?»
    Marco: «Ventiquattro....»
    Eva, annuendo: «Ventiquattro... quindi è dell'87, giusto?»
    Marco: «Beh si...»
    Eva: «Quando si sono conosciuti Marta e Giulio??»
    Marco abbassò lo sguardo, pensieroso: «Era il... 20 ottobre del 1987... durante il derby di andata con la Lazio... si sono conosciuti in curva sud...»
    Eva: «Quando è nata Martina??»
    Marco cercò di riportare alla memoria l'immagine della sua carta d'identità che aveva visto in ospedale. Quando ci riuscì, alzò lo sguardo sorpreso: «Il 12 marzo... dello stesso anno....»
    Eva: «Sette mesi prima, dunque....»
    Marco: «Già....»
    Eva, passandosi una mano tra i capelli: «Beh... se, e sottolineo se... per assurdo quello che dice fosse la verità... non sarebbe passato moltissimo tempo tra la sua nascita e il loro primo incontro... la nascita di un figlio è una cosa che ti lascia comunque un segno indelebile... positivo o negativo che sia, ma te lo lascia... non credo che sette mesi dopo lei potesse già essersene dimenticata.. o far finta che non fosse mai successo...»
    Marco, annuendo: «E allora??»
    Eva; «E allora forse Giulio si era accorto di qualcosa... sempre che quello che dice Martina sia vero, e io non ne sarei tanto sicura... però.... un tentativo lo potresti pure fare...»
    Marco: «Non lo so... io... io non so come potrebbe reagire se gli dicessi una cosa del genere...»
    Eva, sorridendo: «Magari come hai fatto tu??»
    Marco: «Non per niente sono suo figlio....»
    Eva: «Comunque si tratterebbe di una cosa successa molto prima che si conoscessero... ammesso che sia la verità... non cambierebbe certo il ricordo che ha di lei...»
    Marco, pensieroso: «Forse no, ma....
    Eva, guardandolo negli occhi: «Senti, per come la vedo io hai due possibilità: o giri la testa dall'altra parte, e fai finta che non sia mai successo niente e che lei non ti abbia mai detto niente...oppure cerchi di capire se quello che ti ha detto è vero... te l'ho detto, non puoi rimanere nel dubbio...lo vedi come stai?? Non riesci più a dormire...»
    Marco: «... non riesco più a scrivere....»
    Eva, sorridendogli dolcemente: «Per quello non ti devi preoccupare... quando non avrai più questo peso addosso tornerai a scrivere come e meglio di prima....»
    Marco, sorridendo: «Sei sempre così ottimista??»
    Eva, alzando le spalle: «Solo quando parlo di te...»
    Marco, sorridendo e annuendo: «Si, hai ragione...»
    Eva, sorridendo maliziosa: «Ovviamente...»
    Marco la guardò per qualche secondo e poi non potè fare a meno di scoppiare a ridere. Eva si strinse a lui, guardandolo e sorridendo: «Finalmente ci sono riuscita...»
    Marco: «A fare cosa??»
    Eva: «A farti ridere....»
    Marco, sorridendo: «E in questo momento potevo riuscirci solo tu...»
    Eva stava per rispondergli quando notò qualcosa che si stava muovendo in fondo alla camera. Ci mise qualche secondo per riuscire a metterla a fuoco, e quando ci riuscì richiamò l'attenzione di Marco, indicandogli il punto esatto in cui aveva visto quegli strani movimenti: «... e anche lei....»
    Marco, voltandosi verso di lei: «Come??»
    Eva, indicando col dito davanti a lei: «Guarda...»
    Marco guardò verso il punto in cui stava indicando Eva, e sgranò gli occhi quando vide un fagottino che, dopo essersi liberato delle sue copertine, si stava calando giù dalla spalliera del suo letto. L'atterraggio sul pavimento fu un pò brusco, ma il fagottino si rialzò subito in piedi e si diresse piano piano verso il lettone di Marco ed Eva.
    Marco si affacciò dal letto proprio mentre stava cominciando ad arrampicarsi dalle lenzuola, guardandola con finta aria di rimprovero e cercando di sembrare il più possibile arrabbiato: «Ah ah... ti ho beccata questa volta...!!! Chi ti ha detto di calarti giù dal tuo letto???»
    Marta, alzando lo sguardo: «Mamma e papà parlano... e io
    vegliata
    !!!!»
    Marco, scambiandosi un'occhiata con Eva che stava ridendo: «E quando ti svegli nel cuore della notte la prima cosa che ti viene in mente è di calarti giù dal lettino...????»
    Eva, ridendo: «Mi sembra giusto...»
    Marco si abbassò su di lei, prendendola in braccio e facendola sedere sul letto proprio davanti a lui: «Quante volte te lo devo dire che non devi farlo... è pericoloso, potresti farti male...»
    Marta: «Ma lettino basso....»
    Marco: «E' uguale, potresti farti male lo stesso....»
    Marta ci pensò su qualche secondo, poi si rivolse al papà con aria sicura: «Però io brava...!!!»
    Marco, ridendo e stuzzicandole il nasino: «No, tu sei peste...è diverso....»
    Eva, accarezzandola e prendendola in braccio: «Vabbè dai, negli ultimi giorni si è comportata bene....»
    Marco, dubbioso: «Dici??»
    Eva, rivolgendosi alla piccola: «Diglielo tu... come sei stata??»
    Marta: «Brava... brava io....!!»
    Eva, ridendo: «Ecco, lo vedi...??»
    Marco: «In effetti non ha distrutto niente da una settimana a questa parte.. è già un buon segno... però adesso ce ne vuole un altro...»
    Marta, voltandosi verso di lui: «Che segno???»
    Marco, guardandola negli occhi: «Oggi è lunedì, vero mamma??»
    Eva, annuendo: «Si....»
    Marco: «E che succede oggi...??»
    Marta, con una smorfia: «Si va all'asilo.....»
    Marco: «Brava... e com'è che ci si deve comportare all'asilo...??»
    Marta: «Bene....»
    Marco: «.... e le maestre....??»
    Marta: «Non si
    porcano....
    »
    Marco, ridendo: «Ecco brava... ricordatelo... ho dovuto penare tre giorni per convincerle che era stata solo una giornata
    particolare
    , che di solito tu sei molto, ma molto più tranquilla...» Si voltò verso Eva: «...evidentemente devo aver mentito in modo convincente...»
    Eva, ridendo: «Meno male...»
    Marco, rivolgendosi alla piccola: «Allora, ci siamo capiti?? Niente catastrofi...va bene...??»
    Marta, annuendo: «Va bene...»
    Marco, accarezzandole la testa: «Vuoi tornare a letto??»
    Marta, sbuffando: «No... letto no... letto no....!!»
    Marco, annuendo: «Non avevo dubbi....»
    Eva, sorridendo: «Vabbè dai, tra un po' dobbiamo alzarci anche noi... possiamo tenerla un po' nel lettone...»
    Marta, agitando le manine: «Si si si... lettone lettone!!!»
    Marco, stuzzicandola: «Ma non sei un po' troppo grande per dormire nel lettone...???»
    Marta, incrociando le braccia: «Io piccola...!!!»
    Marco: «Le bambine piccole non si arrampicano sulle spalliere dei letti....»
    Marta, sbuffando: «Uffa...!!!»
    Marco, sospirando e annuendo: «E va bene... ma solo un quarto d'ora... non un minuto di più....»
    Marta, saltando in braccio al papa: «Si si... grazie papà....!!»
    Marco, sorridendo: - Basta che non distruggi il materasso... mi servirà ancora stanotte....-
    Eva: - Tranquillo, ci penso io... -
    Marco, annuendo: "Ah... allora posso stare tranquillo...."
    Eva, dandogli una pacca sulla spalla: "Scemo...."
    Marco si alzò dal letto, incamminandosi lentamente verso la porta di camera. Eva alzò lo sguardo verso di lui: "Già ti alzi??"
    Marco, scuotendo la testa: "No no... vado a sciacquarmi un po' la faccia... ne ho bisogno.... poi torno su...devi andare a lavoro stamattina??"
    Eva, sorridendo: "Irma mi ha dato mezza giornata libera..."
    Marco: "L'asilo di Marta...???"
    Marta, scuotendo la testa: "Che babba asilo....!!!"
    Eva, scambiandosi un'occhiata divertita con Marco: "E questa dove l'hai sentita...???"
    Marta: "Zio Rudy detto me...."
    Marco, annuendo: "Il vantaggio di avere un esempio da seguire...."
    Eva, ridendo: "Visto che ci siamo tutti e due oggi possiamo anche portarla di pomeriggio, no??"
    Marco, sorridendo: "Ma si... "
    Eva, rivolgendosi di nuovo a Marco che stava uscendo dalla porta: "Ehi..."
    Marco, voltandosi verso di lei: "Si...??"
    Eva: "Parlaci con Giulio...."
    Marco abbassò lo sguardo pensieroso, poi annuì piano con la testa: "Lo farò...."
    Eva, sorridendo e annuendo: "Bravo...."
    Marco richiuse la porta dietro di se e percorse lentamente il pianerottolo del piano di sopra, passando davanti alle camere dei ragazzi ancora immerse nel silenzio. Abbassò lo sguardo, mentre si avvicinava alle scale, ripensando a quello che gli aveva detto Eva.
    E alle parole che avrebbe usato per parlare a Giulio di una storia come quella.


    Nel frattempo, al piano di sotto, c'era qualcun altro che di dormire proprio non ne aveva voglia. O meglio, che voleva dormire ma che proprio non ci riusciva. Dopo essersi rigirato nel letto per più di mezz'ora aveva deciso a malincuore di alzarsi, e qualche minuto prima di Marco aveva percorso con passo ciondolante le scale per scendere al piano di sotto. Aveva fatto capolino in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua, rimanendo poi per qualche minuto con le mani appoggiate sul lavabo, immerso nei suoi pensieri. E siccome il sonno non ne voleva proprio sapere di tornare era uscito di casa e si era seduto in giardino, sperando che l'aria fresca del mattino lo aiutasse a trovare una soluzione al problema che lo stava tormentando da due giorni.
    Giulio si voltò quando sentì che qualcun altro stava aprendo la porta di casa per uscire in giardino, e incrociò lo sguardo di Marco che si avvicinava a lui, e che sembrava piuttosto sorpreso di trovarlo lì a quell'ora del mattino.
    Marco, fermandosi a pochi passi da lui: "Papà...."
    Giulio, alzando lo sguardo: "Che c'è, sono già le sette...??"
    Marco: "... meno venti minuti..."
    Giulio, alzando gli occhi al cielo: "Me sembrava più buio... sarà per le nuvole..."
    Marco, alzando lo sguardo dubbioso: "Non ci sono nuvole... solo un po' di foschia...."
    Giulio, ridendo: "Eh... sarà che ultimamente vedo nero dappertutto..."
    Marco, sedendosi accanto a lui sulla panchina: "Che ci fai qui a quest'ora...??"
    Giulio, voltandosi verso di lui: "Io che ce faccio??"
    Marco: "Eh...."
    Giulio, sorridendo: "Eh certo, perchè te invece te la fai sempre 'na passeggiatina in giardino prima de colazione, vero??"
    Marco, ridendo: "L'ho chiesto prima io..."
    Giulio, annuendo: "Vabbè... e che faccio...?? Nun me riusciva de riprende sonno, e sò venuto a prenderme 'na boccata d'aria..."
    Marco, guardandolo dubbioso: "Una boccata d'aria...??"
    Giulio, annuendo: "Eh... perchè, te sembra così strano...??"
    Marco, scuotendo la testa: "No no.... " Rimase per un attimo in silenzio, poi si rivolse di nuovo a lui sorridendo furbescamente: "Va bene... e perchè non riuscivi a riprendere sonno...??"
    Giulio: "Avrò mangiato troppo ieri sera...."
    Marco: "Si, vabbè.... non è che per caso c'entra qualcosa la chiacchierata che hai fatto due giorni fà con zio Cesare...??"
    Giulio: "Che chiacchierata??"
    Marco, sorridendo: "Non lo so, forse quella dove ti ha detto che lui e Pamela erano riusciti miracolosamente a far pace e che fra due settimane si sarebbero sposati..."
    Giulio: "E perchè me dovrebbe preoccupà scusa..?? Anzi... sò stato proprio io a incoraggià Cesare a chiederle de sposarlo perchè nun volevo che perdesse tempo...."
    Marco, annuendo: "E infatti non è il matrimonio che ti preoccupa... ma gli invitati al matrimonio... anzi, una invitata in particolare...."
    Giulio sospirò, annuendo lentamente e cercando di nascondere per quanto possibile il suo disappunto. Poi scrollò decisamente le spalle: "Nun me preoccupa per niente guarda... per niente..."
    Marco: "Per niente...??"
    Giulio, annuendo decisamente ma visibilmente poco convinto: "Per niente..."
    Marco, lanciandogli un'occhiata interrogativa: "Neanche se questa invitata si chiama Lucia...???"
    Giulio, gesticolando: "Ahò, che cominci pure te come Ezio e zio Cesare...?? Sò du' giorni che me stanno a fà 'na capa tanto co' 'sta storia.. niente, nun c'è problema... Cesare e Pamela se sposano, invitano al matrimonio tutti i loro parenti, i loro amici, i loro conoscenti... e giustamente invitano pure Lucia... che se potevano sposà senza invitarla...???"
    Marco: "Beh no..."
    Giulio: "Eh certo che no... fa parte della famiglia... è un'amica de Pamela...è normale che la invitano, no...??"
    Marco: "Assolutamente...."
    Giulio, annuendo: "Ecco..."
    Marco: "E ovviamente il fatto di ritrovartela davanti dopo tutto quello che è successo, e di averla in casa per due giorni prima del matrimonio di Cesare e Pamela, non ti da proprio nessunissimo fastidio, vero?"
    Giulio, sospirando: "No... perchè me dovrebbe dà fastidio?? Mica ce devo parlà per forza.. viene qui, sta un po' con Eva e Alice, visto che sò quattro mesi che nun le vede... tutto regolare, no...??"
    Marco, sospirando e guardandolo negli occhi: "Papà...."
    Giulio, allargando le braccia: "Che voi che te dica che me dà fastidio...?? Che me sale il sangue alla testa solo se penso al momento che me la ritroverò davanti...?? Che nun so come farò a nun litigarci avendola due giorni (due) in casa nostra???"
    Marco, sorridendo e scuotendo la testa: "No... l'idea non m'ha neanche sfiorato...."
    Giulio, guardandolo negli occhi: "E hai fatto male, perchè è così...."
    Marco, mettendogli una mano sulla spalla: "Pensavi che non me ne fossi accorto??"
    Giulio, sospirando: "Se ne sarà accorta pure Marta..."
    Marco, ridendo: "Lei forse se n'è accorta prima di tutti...."
    Giulio: "Nun me sorprenderebbe... ma la riporti all'asilo stamani??"
    Marco, annuendo: "Ci provo..."
    Giulio: "L'ha capito che nun se pò giocà a pallina con la testa delle maestre???"
    Marco, pensieroso: "Spero di si..."
    Giulio, guardandolo dubbioso: "Te però alla domanda nun hai risposto...."
    Marco: "Che domanda...???"
    Giulio: "Che ce stai a fà in giardino alle sei del mattino invece de stà sotto le coperte nel letto tuo...???"
    Marco, sospirando: "A letto ci si sta per dormire, papà...."
    Giulio, annuendo: "Si... pure per qualche altra cosetta... te lo dovresti sapè bene... specie in quel letto..."
    Marco, ridendo e scuotendo la testa: "Non a quest'ora del mattino, papà.... e poi sono troppo stanco...."
    Giulio: "Problemi col lavoro??"
    Marco: "Insomma... " Lo guardò per qualche secondo, poi disse annuendo piano con la testa: ".... è un po' di tempo che non riesco più a scrivere gran che..."
    Giulio, sorpreso: "Tu che nun riesci a scrive niente...??"
    Marco: "Già..."
    Giulio: "Com'è possibile...?? Nun è che c'hai qualche problema con Eva e nun me lo voi dire, no..??"
    Marco, sorridendo rassicurante: "Quella è l'unica cosa che va sempre meglio ogni giorno che passa.. a parte qualche catastrofe che ogni tanto mi combina Marta... va tutto benissimo... sono stato vent'anni da solo, ma ora non potrei stare un giorno intero senza di loro..."
    Giulio: "Eh... te capisco.... e allora che c'è che nun va..?? Pure io lo vedo... sei un po' strano, sempre stanco... sempre un po' triste... nun stai bene..."
    Marco sospirò un paio di volte, cercando di trovare le parole più giuste per parlargli di una cosa che ormai aveva rimandato da troppi giorni. In fondo, se c'era una minima possibilità che quella ragazza stesse dicendo la verità, Giulio aveva tutto il diritto di saperlo. Prese fiato e coraggio, e poi cominciò a parlare a bassa voce: "Senti... qualche giorno fà è successa una cosa...."
    Giulio: "Una cosa...?? Che cosa...???"
    Marco, passandosi una mano tra i capelli: "Hai presente la settimana scorsa...?? La notte di venerdì....???"
    Giulio, annuendo e alzando gli occhi al cielo: "E chi se la scorda quella sera... du' chilometri e mezzo m'ha fatto corre quel terremoto ambulante... e poi m'è pure scappato..."
    Marco sorrise tra se e se, e poi ricominciò a parlare: "Ecco... ti ricordi che dopo ti telefonai per avvertirti che facevamo tardi??"
    Giulio: "Certo.. e infatti siete tornati parecchio tardi... mò nun me ricordo, ma dovevano esse almeno le tre... le tre e mezza..."
    Marco, annuendo: "Le quattro...."
    Giulio: "Ecco appunto... certo che c'era proprio un bell'ingorgo...."
    Marco: "Ecco vedi... in realtà, non abbiamo fatto tardi soltanto per quello...."
    Giulio, dubbioso: "Ah no...?? E allora com'è che siete tornati alle quattro della mattina...?? Che siete stati a fà, un giro della città...??"
    Marco, sorridendo nervosamente: "Non esattamente...."
    Giulio: "E allora...??"
    Marco, sospirando: "Siamo passati in ospedale... un medico del pronto soccorso mi ha chiamato perchè avevano ricoverato una ragazza... una ragazza che conoscevo... cioè, che avevo conosciuto proprio quella mattina, davanti al Rock Studio... si era scritta il mio numero di cellulare su un foglietto, e visto che addosso non aveva niente altro che quello, hanno deciso di chiamare me..."
    Giulio, aggrottando la fronte: "No scusa... nun me sembra d'aver capito... cioè, questa ragazza l'hai conosciuta la mattina stessa e c'aveva in tasca il numero del cellulare tuo...?? Che glielo avevi dato te..??"
    Marco, scuotendo la testa: "No assolutamente... non lo so come abbia fatto a procurarselo... non l'ho ancora capito almeno... però ce l'aveva..."
    Giulio: "E te nun la conoscevi...??"
    Marco: "L'ho conosciuta quella mattina.... lei mi ha fermato fuori dal locale... mi stava aspettando.... voleva... voleva che la aiutassi, perchè diceva di essersi cacciata nei guai e che non aveva nessuno a cui chiedere aiuto..."
    Giulio: "E è venuta a cercare proprio te scusa, uno che nun aveva mai visto...??"
    Marco, annuendo: "Già...."
    Giulio, guardandolo dubbioso: "Mah... strana 'sta cosa... vabbè, e che t'ha detto...???"
    Marco, sospirando: "Te l'ho detto quello che mi disse... che si era cacciata ne guai, e che aveva bisogno di aiuto...."
    Giulio: "E basta...??"
    Marco, scuotendo la testa e alzando lo sguardo: "Veramente no.... ha detto anche qualcos'altro per giustificare il fatto che fosse venuta a cercare me e non qualcun altro...."
    Giulio: "Ah meno male.... e come s'è giustificata...??"
    Marco esitò qualche secondo, poi disse a bassa voce: ".... mi ha... fatto vedere una foto della mamma...."
    Un'espressione di stupore si dipinse sul volto di Giulio, che rimase per qualche secondo interdetto da quelle parole. Poi lo guardò negli occhi: "Una foto... di Marta??"
    Marco, annuendo: "Si...."
    Giulio, sorpreso: "E che ci faceva questa con una foto di Marta...??"
    Marco: "Disse che gliela aveva spedita lei, poco prima di morire, perchè.... perchè voleva che potesse conservare un ricordo di sua madre..."
    Giulio, sgranando gli occhi: "Cosa...??????"
    Marco, passandosi una mano tra i capelli: "Ha detto così papà...."
    Giulio, gesticolando: "Ah ha detto così... ma te rendi conto che ha detto 'na grandissima cazzata, si...??"
    Marco, sorridendo e annuendo: "Più o meno quello che le dissi io dopo che finì di parlare... non prima ovviamente di averla mandata al diavolo e di averla pregata di non farsi più vedere..."
    Giulio, annuendo: "E hai fatto bene hai fatto... ma guarda te oh...."
    Marco, scuotendo la testa: "Si, però la sera stessa qualcuna l'ha massacrata di botte..."
    Giulio: "Avrà trovato uno un po' più nervoso de te sulla strada..."
    Marco: "Beh, una coincidenza un po' strana... la mattina viene a chiedermi aiuto e a raccontarmi quella storia assurda... e la sera qualcuno rischia di ammazzarla di botte..."
    Giulio: "Si, strana è strana... però è strano pure che una te fermi per strada e te dica che è tu' sorella, scusa..."
    Marco: "Lei disse sorellastra... lo precisò diverse volte..."
    Giulio: "Ah beh, allora cambia tutto...."
    Marco, voltandosi verso di lui: "Senti papà, lo sò che sembra assurdo...."
    Giulio: "... nun è che sembra, è assurdo...."
    Marco, annuendo: "Vabbè, è assurdo, hai ragione... però spiegami perchè avrebbe dovuto venire a cercare proprio me e raccontarmi una storia alla quale forse solo una persona su centomila avrebbe creduto se aveva un bisogno urgente d'aiuto... non pensi si sarebbe inventata qualcosa di più... credibile...?? Oppure che avrebbe semplicemente chiesto aiuto, senza aggiungere altro...?? Probabilmente io l'avrei aiutata, invece di lasciare da sola in mezzo alla strada..."
    Giulio, aggrottando la fronte e mettendosi le mani nei capelli: "Ho capito Marcolì... ma te rendi conto de quello che dice, si...?? Tu' sorella....?? Anzi no scusa, sorellastra... ma è 'na cosa che nun sta nè in cielo nè in terra... Marta in vita sua c'aveva avuto solo altri tre storie importanti, e l'ultima era finita quattro anni prima che ce conoscessimo...."
    Marco: "Come fai a esserne sicuro...??"
    Giulio, gesticolando: "Non lo so, forse un po' la conoscevo, te che dici....???"
    Marco, annuendo: "Si, hai ragione... però questa ragazza... questa Martina, è nata il 12 marzo del 1987...."
    Giulio: "Te l'ha detto lei...??"
    Marco: "No, la sua carta d'identità.... quindi pochi mesi prima che voi vi conosceste, giusto...??"
    Giulio: "Uhm... e allora??"
    Marco: "E allora... non puoi escludere che sia vero.... mamma mi ha sempre detto che quando ti ha conosciuto stava attraversando un periodo di depressione... anche se lei lo nascondeva con il suo sorriso e le sue battute... "
    Giulio, annuendo: "Vabbè, un periodo de depressione... capita a tutti.... lei nun c'aveva un gran rapporto con la famiglia, con i genitori... nun gli andava mai bene niente de quello che faceva lei... è normale che uno possa attraversà un momento difficile per questo, no...?? Me sembra che pure te ce sei passato da un momento difficile per le cretinate che stavamo facendo io e Lucia, no??"
    Marco: "Si... ma forse non era solo per quello..."
    Giulio: "... o forse era solo per quello, Marcolì.... nun è che me posso bè le scemenze che dice la prima matta che passa per strada e crederce sulla parola... ma poi scusa, se fosse stato così, pensi che Marta nun m'avrebbe detto niente...?? Nun me n'avrebbe mai parlato del fatto che già c'aveva avuto 'na figlia...?? Ma dai andiamo.. è assurdo, nun ha senso..."
    Marco, sospirando: "Magari era un episodio della sua vita che stava cercando di dimenticare... qualunque cosa fosse successa, quella figlia non era più con lei..."
    Giulio: "Ecco appunto... 'ndo era finita...?? Visto che nè io nè i suoi genitori ne abbiamo mai sentito parlare...??"
    Marco, voltandosi verso di lui: "Se non ricordo male, mamma se ne andò dalla casa dei suoi genitori nell'86...è vero che tra lei e loro non c'erano grandissimi rapporti... e non si fece viva con loro per due anni, finchè non presentò loro il suo futuro marito..."
    Giulio, annuendo: "Si si, è vero... è andata così... però questo nun significa che...."
    Marco: "... no, hai ragione, non basta... però prima di scartare del tutto questa possibilità, io cercherei di saperne qualcosa di più... forse sono solo coincidenze, però i tempi tornano tutti...e poi c'è quella foto... come cavolo ha fatto ad averla...?? Io non l'avevo mai vista, non è tra quelle che conserviamo a casa di lei... è strano, non ti pare...??"
    Giulio si alzò dalla panchina, camminando nervosamente avanti e indietro davanti a Marco. Poi ammise, quasi a malincuore: "Si... è strano... molto strano...."
    Ci fu un attimo di silenzio. Poi Giulio si rivolse di nuovo a Marco, guardandolo negli occhi: "Che c'hai in mente...??"
    Marco, sospirando: "Tornare da lei, parlarci... chiederle qualche spiegazione in più... e magari anche qualche prova che quello che dice sia vero... purtroppo è rimasta sotto shock dopo quello che le è successo... quando sono andato da lei, venerdì scorso, non mi ha detto neanche una parola... continuava a ripetere il mio nome... e basta..."
    Giulio, mettendosi le mani nei capelli: "Io.. non... nun è possibile Marco, nun ce credo... nun ce posso crede... lei... me l'avrebbe detto..."
    Marco, guardandolo negli occhi: "Sei disposto a rimanere con questo dubbio...?? Ci fosse anche solo una possibilità su un milardo che quello che dice sia vero, noi lo dobbiamo sapere... e comunque, anche se non lo fosse... quella ragazza ha bisogno di essere aiutata... figurati che in una settimana nessuno è venuto a cercarla, nessuno ha chiesto di lei... niente, nè parenti, nè amici... nè genitori... nessuno... ha ventiquattro anni papà.... non è tornata per una settimana, e non c'è un cane che si sia preoccupato per lei...io.... io non me la sento di lasciarla sola un'altra volta... già lo fatto una volta, e poteva finire veramente male... facendole tutti gli accertamente i medici hanno trovato per puro caso una lesione alla colonna vertebrale.... per puro caso... se non l'avessero vista e l'avessero rimandata a casa, avrebbe sicuramente perso tutte e due le gambe...."
    Giulio lo guardò per qualche secondo, sorridendo.
    Marco: "Perchè ridi...??"
    Giulio, sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla: "No no, niente... è solo che mentre parlavi, mi sembrava di sentir parlare di nuovo tua madre... tu sei proprio come era lei... non riusciva a vedere gli altri che soffrivano... specie se a soffrire erano le persone più indifese... stava male anche lei, se non faceva qualcosa per aiutarle..."
    Marco, sorridendo: "Si, lo so... papà, è una settimana che non ci dormo la notte... io devo sapere la verità... assolutamente..."
    Giulio, annuendo: "Certo... è giusto... va bene Marcolì, vai da 'sta ragazza e.... non lo so, cerca di saperne qualche cosa di più... io nun penso che sia chi dica di essere... ma...." Ci pensò un attimo, dubbioso: "... com'era quella cosa del miliardo...???"
    Marco, ridendo: "... se c'è anche una possibilità su un milardo che dica la verità, noi lo dobbiamo sapere...."
    Giulio, annuendo: "Ecco bravo... m'hai tolto le parole di bocca...."
    Marco alzò lo sguardo, intravedendo le prime luci del mattino che si stavano facendo largo nel buio. Si alzò dalla panchina, passandosi una mano sulla fronte: "Io torno a letto papà... stanotte ho dormito pochissimo.... ci pensi te alla colazione dei ragazzi...?? Eva ha la mattina libera oggi e vorrebbe alzarsi un pochino più tardi..."
    Giulio, annuendo: "Si si, nun te preoccupà... ce penso io... tanto mica torno a letto... mò me siedo in salotto e accendo la televisione... capirai, nun riuscivo a dormì prima... figurati se dormo adesso...."
    Marco, mettendogli una mano sulla spalla: "Vabbè papà... se non è vero, non è un dramma... e se fosse vero.... sarebbe comunque una cosa bella, non credi...??"
    Giulio, annuendo pensieroso: "Me raccomando, famme sapè qualcosa, eh..."
    Marco, rientrando in casa: "... anche tu fammi sapere qualcosa..."
    Giulio, dubbioso: "Io...?? E che te devo fà sapè...??"
    Marco: "Non lo so... magari quando arriva una certa Lucia...." Rientrò in casa salutandolo con un cenno della mano e sorridendo furbescamente, non facendo in tempo a vedere il successivo cenno di Giulio che scuotendo la testa rassegnato lo mandava a quel paese.



    Bottiglieria Cesaroni, ore 11.30...


    Prima e dopo l'ora di pranzo, di solito, la bottiglieria Cesaroni è sempre piena di clienti. Ma raramente negli ultimi quattro anni era stata così piena come lo era in quel momento. Oltre ai soliti clienti di sempre, tutti in pole position accanto al bancone, c'era praticamente la metà di tutto il quartiere e anche alcuni turisti, incuriositi da tutto quel via vai di gente e dalla prospettiva di imbucarsi in quella che aveva tutta l'aria di essere una festa.
    Giulio passò fra tutti i clienti riempiendo quei pochi bicchieri che ancora erano rimasti vuoti, e poi si rivolse a loro facendoli cenno di cantare insieme a lui verso il bancone: "Discorso... discorso... discorso....." Tutti i clienti presenti in bottiglieria lo ripeterono in coro dopo di lui battendo le mani e guardando il bancone, dove zio Cesare sorrideva facendo cenno a tutti che a momenti li avrebbe accontentati. Allargò le braccia, rivolgendosi a tutti i presenti: "Eh.... discorso... che ve devo dì, mica è facile..."
    Nando lo interruppe subito, ridendo insieme ai clienti che aveva accanto: "Ah Cè, comincia dal conto del ristorante, quello te lo ricordi di sicuro... te lo sarai imparato a memoria..."
    Tutti i clienti nella bottiglieria scoppiarono a ridere, mentre zio Cesare lo guardava scuotendo la testa: "Per tua... anzi, per vostra norma e regola, io... per il mio matrimonio... nun ho badato a spese... e il mio pranzo de nozze se farà in uno dei ristoranti migliori di tutta la città... anzi, il migliore de tutta la città...."
    Giulio, voltandosi verso di lui e parlando a bassa voce: "Ma che ristorante Cè...?? Nun hai detto che il pranzo de nozze lo fate nel giardino de Olga....??"
    Cesare, gesticolando: "Embè, che vor dì...?? Lo famo lì perchè quello è il posto migliore de tutta la Garbatella...piante, fiori, alberi, laghetti... bel panorama...."
    Giulio: ".... uno sconto del 50% sulla preparazione del pranzo..."
    Cesare, alzando le spalle: "Vabbè quello è un dettaglio...."
    Giulio, annuendo: "Si eh..."
    Cesare gli lanciò un'occhiataccia e poi si rivolse di nuovo alla sua platea: "Signori... che ve devo dì...?? Sò contento... ma proprio tanto.... come se avessi preso un sei al superenalotto... ma de più eh, tanto de più.... e niente, visto che questo è il momento più bello e importante di tutta la vita mia, lo voglio condivide con tutti gli amici e con tutti i clienti della nostra storica bottiglieria... una bottiglieria che ha fatto la storia di questo quartiere... una bottiglieria che è nata prima de questo quartiere, e che abbiamo fatto crescere con il sudore della nostra fronte... una bottiglieria creata dal genio e dalla lungi ammiranza del padre del padre del padre del padre de nostro padre... una bottiglieria....."
    Giulio: "... che se stà a svotà se nun ce dai un taglio entro 'na decina de secondi...."
    Un'altra risata collettiva di tutti i clienti presenti in bottiglieria, e di tutti i turisti stranieri, che pur non capendo assolutamente niente di quello che stava dicendo quello strano oratore lo trovavano comunque l'attrazione più esilarante che avevano visto arrivando a Roma.
    Cesare, annuendo: "... insomma, con la Garbatella tutta voglio condivide 'sta gioia immensa... e quindi siete tutti, dico tutti, invitati al matrimonio che se terrà sabato pomeriggio alle ore 15 in punto e al successivo pranzo di nozze, che poi sarà quasi 'na cena..." Si interruppe per qualche secondo, e poi riprese: ".... con la speranza... anzi, con l'assoluta certezza, che domenica pomeriggio non ce sarà solo da festeggià il lieto evento del mio matrimonio, ma anche un altro evento che tutta la città sta aspettando da dieci anni... " Si interruppe di nuovo per prendere fiato, e poi gridò ad altissima voce: "... il quarto scudetto giallorosso!!!!!!!" All'esclamazione di Cesare tutta la bottiglieria esplose in urla e grida di gioia, alle quali seguirono applausi scroscianti da parte di tutti i presenti e un brindisi generale, con Cesare che passava da una stretta di mano all'altra e da una pacca sulla spalla all'altra, dopo aver fatto il giro del bancone ed essersi immerso nella folla dei clienti.
    Nando, avvicinandosi a lui: "Bravo Cè, bel discorso...."
    Vincenzo, il panettiere della Garbatella, fece altrettanto dandogli una pacca sulla spalla: "Ah Cè, ma nun te sarai allargato un po' troppo...??"
    Cesare: "Con gli invitati...??"
    Vincenzo: "Col pronostico... oh mica c'avemo 'na partita facile domenica pomeriggio...."
    Cesare, gesticolando: "Oh, le chiacchiere stanno a zero... semo in testa...?? C'avemo un punto de vantaggio sui milanesi...?? E allora bisogna esse ottimisti, no...??"
    Vincenzo: "Si, ma pure scaramantici.... da 'ste parti ce semo abituati a certi ribaltoni... te lo ricordi l'86??"
    Giulio: "Nun te preoccupà... mentre parlava ce stava il bancone davanti, mica se vedeva quello che se toccava mentre lo diceva..."
    Ezio, alzandosi dal suo sgabello e andando verso di loro: "Per nun parlà de tutto quello che se sò toccati tutti i clienti della bottiglieria..."
    Giulio si scusò un attimo con tutti i presenti e chiamò in disparte Cesare, parlandogli quasi a bassa voce: "Senti ma... se sò più sentite al telefono...???"
    Cesare, aggrottando la fronte e guardandolo negli occhi: "Ma chi...??"
    Giulio: "Come chi...?? Pamela e Lucia no...."
    Cesare, sbuffando e gesticolando: "Ahò, e mò basta co' 'sta Lucia... me stai a fò venì du' scatole grosse come du' marroni... ma che te frega de Lucia...??? Mica te devi sposà te...."
    Giulio, sgranando gli occhi: "Ce mancherebbe altro...."
    Cesare: "Oh, e allora... lascia perde no....."
    Giulio: "Ma come....." Si fermò, notando che molti clienti si erano voltati verso di loro, richiamati dal suo tono di voce che si era notevolmente alzato, e poi riprese cercando di parlare più piano: "... come cavolo faccio a lascià perde e a nun ce pensà se ce l'avrò in casa per due giorni... due, mica mezzo...."
    Cesare: "Ahò, che voi da me...?? Mica è stata mia l'idea...?? Pamela ha detto che gli ultimi giorni prima del matrimonio li voleva passà con le sue migliori amiche... e chi sò le sue migliori amiche....???"
    Giulio: "Chi sò...???"
    Cesare, gesticolando: "Se, bona notte.... ma quanti n'hai bevuti de quei bicchieri de frascati...???"
    Giulio, annuendo: "Ho capito, ma ce stiamo a separà.. con tutto quello che è successo l'altra volta... dimmi come faremo a evità d'azzanarci davanti a tutti tutte le volte che ce incontreremo per casa.... è proprio quello che in quattro mesi ho sempre cercato d'evità... te lo ricordi che è successo l'ultima volta che avemo litigato davanti a tutti, a casa nostra...???"
    Cesare: "Ho capito, ma da qualche parte doveva stà... mica la potevi mette in una stanza d'albergo..."
    Giulio: "Ho sentito idee peggiori...."
    Cesare: "Giulio.... te la mattina ti alzi alle sette, esci de casa, vai in bottiglieria... stai fuori tutto il giorno e poi ritorni alle sei de sera.. de che te preoccupi...?? Rimane due giorni....??"
    Giulio: "Eh...."
    Cesare, annuendo: "... e allora per due giorni te ne vai a cena fuori... che problema c'è...?? Mica ce devi parlà per forza..."
    Giulio: "Nun ce devo parlà...."
    Cesare: "Eh non lo so... poi se ce voi parlà...."
    Giulio: "IO ce voglio parlà...?? Ma come te viene in mente....io la voglio evità...."
    Cesare, aggrottando la fronte: "Sei sicuro, si...??"
    Giulio: "Eh certo che sò sicuro... ce mancherebbe altro...."
    Cesare: "Nun è che invece c'hai paura de parlarci....???"
    Giulio: "IO c'ho paura...??? Ma che stai a scherzà.... solo nun voglio che ce mettemo a litigà davanti a tutti... mica è 'na cosa strana...."
    Cesare, annuendo: "Oh... e allora fai come t'ho detto io... e nun te stà sempre a preoccupà.... tanto a te de Lucia nun te ne frega più niente, vero...??"
    Giulio, alzando le spalle: "No... che me ne deve fregà..."
    Cesare: "Appunto..." Si voltò e tornò di nuovo in mezzo ai clienti della bottiglieria, seguito pochi secondi dopo da Giulio, che con la sua faccia esprimeva molte meno certezze di quanto non facesse apparentemente con le parole. Cesare si avvicinò a Ezio, togliendogli di mano il bicchiere pieno di vino proprio mentre stava per cominciare a bere: "Oh... guarda che s'era detto un bicchiere gratis... uno..."
    Ezio, scrollando le spalle: "E infatti ce n'avevo uno in mano, mica de più..."
    Cesare: "Che pensi che nun te vedo...?? Questo è già il quarto che te scrocchi de nascosto.... vabbè che nun c'hai il problema de dover tenè la mano ferma mentre lavori, visto che nun lo fai mai..."
    Ezio, gesticolando: "Che c'entra, mò c'ho due operai in officina... io arrivo solo in caso de necessità impellente..."
    Cesare: "Si, quando portano le macchine da rottamà...."
    Giulio, guardandosi intorno: "Ecco chi mancava... Barilon... ma che fine ha fatto...??"
    Ezio: "E c'aveva da finì un lavoro insieme a Walter.... m'aveva detto che cercava de venì... vabbè, se proprio nun ce la dovesse fà vorrà dì che se rifarà alla cena de venerdì...."
    Giulio, dubbioso: "La cena....?? Che cena scusa...???"
    Ezio, guardando prima Cesare e poi Giulio: "Come che cena... che nun lo sai, nun t'ha detto niente Cesare...???"
    Giulio, voltandosi verso di lui: "Perchè, che me dovevi dì....??"
    Cesare lanciò prima un'occhiataccia a Ezio, e poi si rivolse di nuovo a Giulio: "Tò... me stava a passà de mente... niente... Pamela...."
    Giulio, che già intuiva vagamente quello che gli stava per dire: "... che ha fatto...???"
    Cesare, annaspando esitante: "... niente... ha pensato che... si insomma, che sarebbe stato carino se... " Si fermò un attimo, poi concluse la frase allargando le braccia: "... che sarebbe stato carino se avessimo invitato a cena a casa nostra tutta la famiglia e tutti gli amici de famiglia..."
    Ezio, annuendo: "Eh certo, me pare giusto... in fondo è un matrimonio... mica ce se sposa tutti i giorni...."
    Giulio, guardando Cesare: "Tutti gli amici eh....??"
    Cesare, annuendo: "Si...."
    Giulio: "... e tutta la famiglia....."
    Cesare, annuendo e alzando gli occhi al cielo: "Certo...."
    Giulio: "E quindi pure Lucia...."
    Cesare annuì, allargando le braccia: "Ahò, mica è stata un'idea mia...."
    Ezio: "Eh certo che nun è stata tua... figuriamoci se te viene qualche idea a te... a chi vengono sempre le idee più geniali del mondo...????"
    Giulio, voltandosi verso di lui: "Nun me lo dì...."
    Ezio, annuendo tutto tronfio: "Eh certo, l'idea è stata mia.... l'ho incontrata qualche giorno fà per la strada e gliel'ho detto... e lei, che è 'na donna intelligiente e de classe ha detto che era 'na grandissima...."
    Giulio: ".... cazzata....."
    Ezio: "Ecco...."
    Giulio, gesticolando: "Ma porca miseria Ezio... io stò a parlà de fà de tutto per non incontrarme con Lucia... e te che fai...?? Organizzi 'na cena per tutta la famiglia venerdì sera...??? Così ce devo stà accanto per tutta la sera... magari pure uno di fronte all'altra, sai che divertimento..."
    Ezio: "Vabbè, ma tanto al pranzo de nozze mica la potevi scansà...."
    Giulio: "Lo so, ma al pranzo de nozze ce staranno cento persone...." Non appena Cesare sentì pronunciare quella cifra sbiancò come un panno lavato, e Giulio dovette affrettarsi a precisare: ".... che c'entra Cè, se fa per dire.... per dì che ce sarà un sacco de gente..."
    Cesare, tirando un sospiro di sollievo: "Ah ecco....."
    Giulio: "... questa invece è una cena de famiglia, saremo tutti lì, tutti nello spazio d'una stanza.. come faccio a ignorarla, me lo spieghi...??"
    Ezio, pensando tra se e se: "Chissà se ha invitato pure Olga...."
    Giulio, sgranando gli occhi: "Chi....??"
    Ezio: "Come chi, Pamela...."
    Giulio, alzando gli occhi al cielo: "Ecco... ce mancherebbe solo questa... mò che altro avrà da succede stamattina....?????" In quel momento la porta della bottiglieria si aprì, e tutti i presenti videro entrare un insolito Antonio Barilon. Non tanto per lui, che ormai era diventato presenza fissa della bottiglieria, ma quanto per il suo abbigliamento. Si avvicinò al bancone e si diresse verso zio Cesare, stringendogli la mano e salutando tutti: "Salve a tutti... caro Cesaroni, scusi il ritardo e l'abbigliamento poco consono all'occasione, ma proprio non potevo mancare al brindisi per il suo prossimo matrimonio...."
    Cesare, squadrandolo da capo a piedi: "Ahò, certo che la divisa da meccanico glie dona proprio... per lo meno la sua un po' sporca è... quella de Ezio sembra più pulita del vestito che me devo mette sabato..."
    Ezio, gesticolando: "Che c'entra, io sò il supervisore... mica me posso sporcà le mani come tutti, oh..."
    Cesare: "Nun penso che ce siano de questi pericoli....."
    Barilon, prendendo da Giulio un bicchiere di frascati: "Congratulazioni vivissime.... a lei e alla sua signora... a proposito, il matrimonio è domenica pomeriggio...??"
    Cesare: "No, abbiamo fatto de sabato pomeriggio...."
    Barilon: "Di sabato....???"
    Cesare: "Eh certo... anche se me sto per sposà però rimango pur sempre un tifoso romanista della vecchia guardia... così come il novanta per cento degli invitati al matrimonio... mica me potevo sposà proprio l'ultima giornata de campionato, mentre i lupacchiotti giallorossi se stanno a giocà sul campo lo scudetto, oh...."
    Barilon guardò prima Giulio e poi Ezio, aggrottando la fronte: "Ma come.... ancora non l'avete saputo...??"
    Giulio: "Saputo cosa...??"
    Barilon tirò fuori dalla tasca esterna della sua tuta da meccanico una copia della Gazzetta dello Sport e lesse ad alta voce un articolo che compariva in fondo alla prima pagina: "La Federazione e la Lega calcio, visto il vicinissimo impegno degli avversari della Roma nella finale di Champions League che si disputerà mercoledì 12 maggio, hanno deciso all'unanimità di spostare per intero l'ultima giornata del massimo campionato dalla giornata di domenica a quella di sabato, per dare ai finalisti di Coppa un giorno in più di riposo e consentire loro di giocarsi al meglio le chance di vincere la competizione.... l'ultima giornata di serie A avrà dunque luogo interamente sabato 8 maggio alle ore 15.... l'hanno detto anche ieri sera al telegiornale sportivo.... non l'avevate sentito...???"
    Cesare, balbettando tra se e se: "L'hanno spostata...."
    Giulio, sgranando gli occhi e guardando Ezio: ".... l'hanno anticipata...."
    Ezio, quasi in coro: "... da domenica a sabato...."
    Giulio: "Quindi, mentre noi entreremo in Chiesa..."
    Barilon: "... la Roma entrerà in campo...."
    Cesare continuava a balbettare tra se e se: "L'hanno spostata... l'hanno spostata...."
    Ezio guardò prima Giulio e poi Barilon, e poi si rivolse a Cesare cercando di rincuorarlo come solo lui sa fare: "Vabbè dai, che vuoi che sia... tanto pure se non vediamo la partita, se ce perdiamo i gol, l'esultanza, le corse sotto la curva.. l'invasione de campo finale...che problema c'è, tanto ce stà la domenica sportiva... dopo il matrimonio ce mettiamo davanti alla televisione e vedemo tutto... tanto anche se se sà già come è andata a finì e ce semo persi tutta la festa del dopo partita, fa lo stesso... mica cambia niente..."
    La faccia di Cesare cambiò una decina di colori nel giro di cinque secondi, e il pavimento della bottiglieria si salvò dal secondo tonfo in terra di zio Cesare negli ultimi due mesi solo perchè stavolta Giulio e Nando riuscirono a riprenderlo in tempo e a farlo sedere sullo sgabello accanto al bancone.
    Giulio, voltandosi verso Ezio e dandogli una pacca sulla spalla: "Ma che sei scemo....nun glie potevi dì qualcos'altro, no...??"
    Ezio, gesticolando e alzando le spalle: "Vabbè oh, se nun gli piace la domenica sportiva se metterà Controcampo... tanto più o meno siamo lì..."
    Giulio gli rifilò un'altra pacca sulla spalla e poi si voltò di nuovo verso il povero zio Cesare che stava faticosamente cercando di riprendersi dallo shock.


    .... piccola nota: ho spostato un po' in avanti l'ambientazione della storia, portandola da aprile a maggio per renderla compatibile con le dati in cui di solito finisce il nostro campionato, non ho resistito ad ambientare il giorno del matrimonio proprio nell'ultima domenica di serie A.... :261: :261: :261: :261: :261: .... a sabato o domenica per la seconda parte dell'episodio :253: :253: :253:
     
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